Il ministro: «Rinvio a dopo chiarimento Ue sulla sicurezza». Il Senato approva. «I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere fra un programma superato o una rinuncia definitiva»
ROMA – Il referendum sul nucleare «è superato» e un’eventuale vittoria degli antinuclearisti avrebbe avuto come effetto «di escludere l’Italia dalla possibilità di intervenire con autorevolezza nel dibattito europeo sull’evoluzione della strategia per l’atomo». Lo ha indicato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, intervenendo al Senato per spiegare i motivi della decisione del governo di bloccare temporaneamente le norme necessarie alla costruzione delle centrali nucleari.
IL REFERENDUM – Il ministro, nel pomeriggio di mercoledì, sempre al Senato, ha precisato che «l’emendamento abroga tutte le norme oggetto del quesito referendario», sull’abrogazione delle norme necessarie per la realizzazione di centrali nucleari in Italia. «I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere fra poche settimane fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sull’onda d’emozione assolutamente legittima ma senza motivi di chiarezza», aveva detto Romani n mattinata. «Il quadro di compatibilità nucleare in Italia potrà essere chiaro solo dopo» la riflessione in atto in Europa dopo l’incidente di Fukushima. «Questo è già un motivo ampiamente sufficiente per rinunciare oggi all’impostazione data nel 2009 e a rinviare una decisione così importante al chiarimento complessivo in sede europea». L’Italia dovrà lavorare per «il nuovo nucleare europeo», ha aggiunto il ministro. «Tre sono i punti che dovrà prevedere il nuovo programma: la partecipazione nella costruzione dei nuovi standard Ue, la partecipazione a una filiera industriale e uno sforzo scientifico per il nuovo nucleare dell’energia».
IL SENATO APPROVA – L’Aula del Senato ha poi approvato con il sì della maggioranza e il no di Pd e Idv l’emendamento del governo al decreto omnibus che abroga le norme necessarie per la realizzazione di centrali nucleari in Italia. L’ emendamento ha sostituito la richiesta di moratoria di un anno e sancisce l’abbandono del piano energetico nucleare definito nella legge del 2009.
«IL GOVERNO INGANNA» – «Quello che ha detto Romani conferma che le modifiche proposte dal governo al decreto sul nucleare non significano la rinuncia a un progetto ormai palesemente insensato, ma servono soltanto a guadagnare tempo, evitando il referendum di giugno. Si tratta, in sostanza, di un inganno perpetrato dal governo ai danni degli italiani», dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. E il comitato che ha indetto il referendum aggiunge: «Più che uno stop quello del governo sembra un pit stop, una pausa strumentale e transitoria per evitare di ricevere una mazzata dagli italiani al referendum e pure alle amministrative. Ma senza cambiare rotta. Il piano nucleare del Governo non finisce nel secchio, va solo nel cassetto, pronto a tornare in auge alla prima occasione».
VERONESI: RICERCA NON SI FERMI – Nel frattempo, Umberto Veronesi ha definito «comprensibile» la scelta del governo di «riflettere» sul nucleare ma auspica che la ricerca nel settore prosegua. «La decisione è comprensibile, anche se in controtendenza rispetto alla preponderante strategia mondiale del dopo Fukushima – spiega in una nota il presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare – Io però mi occupo di ricerca scientifica e protezione della salute e, come uomo di scienza, devo affrontare gli eventi con razionalità e obbiettività e non con l’emotività indotta dalla paura. Rimango convinto che per risolvere il drammatico problema energetico del futuro dovremo pacatamente valutare i rischi e i benefici di tutte le fonti di energia, senza escludere il nucleare». La scienza nel mondo, ha detto ancora Veronesi – sta studiando nuovi elementi di sicurezza e nuove soluzioni, «come i reattori di quarta generazione (autofertilizzanti e quindi senza scorie) o le reti di minireattori, più flessibili e sicuri. Auspico che la ricerca italiana non si fermi, e non rimanga così esclusa dall’evoluzione scientifica del mondo civile».
SOLARE IN SCIOPERO – Mentre Romani parlava al Senato, i lavoratori del settore fotovoltaico hanno scioperato per la prima volta. Molti si sono radunati davanti al ministero dello Sviluppo economico «contro il decreto che mette un tetto annuo allo sviluppo dell’energie rinnovabili e condanna a morte un intero settore». Le associazioni del fotovoltaico intravedono nella bozza del decreto del IV conto energia «forti criticità per il futuro del mercato».
BOZZA CONTO ENERGIA – Nella bozza di decreto consegnata alla conferenza Stato-Regioni, il governo fissa per il 2017 un obiettivo di potenza installata di 23 mila megawatt, 15 mila in più del vecchio tetto. Nel provvedimento si stima anche che con i nuovi valori delle incentivazioni la spesa in bolletta crescrerà progressivamente da 3,5 miliardi di euro del 2011 a 6-7 miliardi del 2017, primo anno in cui verranno meno le incentivazioni. Il testo prevede per i nuovi impianti che entreranno in esercizio dal 1° giugno di quest’anno una tariffa di 0,359 euro per kWh per le centrali fino a 200 kW; di 0,310 euro per gli impianti di potenza fra 200 e mille kW e una tariffa di 0,272 euro per kWh per gli impianti con potenza superiore a mille kW. Per il 2012 sono previste ulteriori riduzioni degli incentivi. Per gli impianti al di sotto dei 200 kW nel primo semestre 2012 la tariffa sarà di 0,352 euro per scendere nel secondo semestre a 0,345 euro. Per le centrali di potenza compresa fra 200 e mille kW nei primi sei mesi del 2012 verrà riconosciuta una tariffa di 0,304 euro a kWh che scenderà a 0,298 euro. Per gli impianti oltre i mille kW infine le tariffe del periodo saranno rispettivamente 0,266 e 0,261.
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