Il capo di AL-QAEDA abitava in un complesso residenziale nascosto da ingenti misure di sicurezza altamente sofisticate senza linea telefonica e connessioni internet. Le prime indiscrezioni 40 minuti prima dell’annuncio di Obama. Un consulente informatico è stato il primo testimone, quasi involontario, dell’operazione.
Un complesso residenziale di lusso e con misure di massima sicurezza: è qui che Osama bin Laden è stato localizzato e ucciso dalle forze statunitensi. Il complesso è abbastanza affollato e ospita numerosi militari pachistani in pensione: grande otto volte di più delle case adiacenti, è circondato da un muro alto fino a 5 metri e mezzo su cui corre il filo spinato, con altri muri posti all’interno che separano le varie zone del compound. Vi si accede tramite due ingressi principali presidiati dalla sicurezza, e i residenti bruciano l’immondizia invece di farla raccogliere. Solo poche finestre del complesso si affacciano sull’esterno del compound e i balconi hanno un muro di oltre 2 metri. La proprietà è valutata circa “un milione di dollari americani, ma non ci sono connessioni telefoniche o internet”, raccontano ancora i funzionari Usa.
Ancora prima della conferma ufficiale da parte dell’amministrazione americana sull’uccisione di Osama bin Laden, la notizia era già diventata un “trending topic” su Twitter. Appena 40 minuti dall’annuncio della Casa Bianca di un’imminente conferenza stampa del presidente Obama, sulla piattaforma del microblogging erano infatti apparsi i primi tweet che speculavano già della possibile cattura o della morte del leader di Al Qaida, spiega il New York Times.
E mentre il presidente americano stava ancora ridefinendo il suo discorso da tenere alla nazione Keith Urban, capo di gabinetto dell’ex segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, aveva già pubblicato un tweet di conferma: «Da fonte sicura mi è stato riferito che Osama Bin Laden è stato ucciso». Il tweet in diretta dell’assalto ad Abbotabad, nella valle di Orash a nord di Islamabad da un gruppo di élite, è arrivato però da Sohaib Athar, alias “ReallyVirtual”. Il 33enne consulente informatico è stato infatti il primo testimone, quasi involontario, dell’operazione. «C’è un elicottero, qui sopra. E’ strano, non succede quasi mai».
Con i suoi “cinguiettii” ha descritto le immagini e le notizie provenienti da Abbottabad: il traffico bloccato in città, gli elicotteri, le esplosioni, le armate, le prime vittime. Il blitz è stato raccontato passo dopo passo, fino alla presa di coscienza finale del coinvolgimento di Bin Laden: «Oh, ora sarò l’uomo che ha fatto il live blogging del raid di Bin Laden senza saperlo».
Elmar Burchia