Nella lista dei 30 latitanti italiani più pericolosi
LA SCHEDA. Latitante dal 2005, si nascondeva a Casal di Principe, nell’abitazione di un fiancheggiatore incensurato del clan
CASERTA – Come ogni boss che si rispetti Mario Caterino non aveva lasciato, e forse mai l’aveva fatto, la sua città: Casal di Principe, lì dove la Mobile di Caserta gli ha stretto le manette ai polsi. Latitante dal 2005, Caterino, soprannominato «’a botta», è considerato il numero due nella gerarchia già falcidiata dagli arresti del clan camorristico dei Casalesi. Si nascondeva in via Toscanini, una zona tranquilla della cittadina dell’agro Aversano, in casa di un insospettabile cui era possibile accedere solo dal giardino attraverso cui sono entrati gli agenti coordinati dai pm Antonello Ardituro, Giovanni Conzo e Raffaello Falcone della Dda di Napoli. Esponente del gruppo che fa capo al boss Francesco «Sandokan» Schiavone, attualmente detenuto, Mario Caterino era considerato fino ad oggi il numero due del «cartello» dopo Michele Zagaria, primula rossa dell’organizzazione criminale dall’alto di una latitanza che dura da ormai 16 anni.
CONDANNATO ALL’ERGASTOLO – Caterino era inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi nella lista del ministero dell’Interno, ricercato per una condanna all’ergastolo. Nei suoi confronti tre anni fa, nell’ambito dell’operazione «Spartacus 3», era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare per associazione camorristica ed estorsione. Gli uomini del vice questore Angelo Morabito lo hanno nell’abitazione del suo fiancheggiatore, incensurato così da destare meno sospetti, e arrestato anch’egli dagli agenti coadiuvati da rinforzi arrivati da Napoli e dal Servizio centrale operativo della polizia. Sono in corso accertamenti per capire da quanto tempo Caterino si trovasse nel covo e se al suo interno possano trovarsi elementi utili alle indagini sul clan e tracce dei collegamenti con il super-latitante Zagaria.
Redazione online