Giornata della memoria – vietti: «evitare ignobili provocazioni che ci equiparano alle br». Lezione dagli anni del terrorismo: «Funzione essenziale» della giustizia contro ogni minaccia e prevaricazione
Giorgio Napolitano (Ansa) |
ROMA – Una lezione che arriva dagli anni di piombo, quando il terrorismo sembrava tenere in pugno l’Italia: «No alla violenza e alla rottura della legalità in qualsiasi forma». E un richiamo alla «funzione essenziale» della giustizia, contro ogni minaccia e prevaricazione. Lo scrive il capo dello Stato Giorgio Napolitano nella prefazione al volume Nel loro segno, pubblicato dal Csm – di cui Napolitano è presidente – in ricordo dei 26 magistrati vittime del terrorismo e delle stragi di mafia, alla vigilia della Giornata della memoria. Il volume sarà presentato lunedì nel corso della cerimonia in programma al Quirinale alle ore 11. «Già negli anni scorsi, al Quirinale, ho voluto mettere l’accento sul sacrificio di uomini di legge, per sottolineare come da magistrati, avvocati, docenti di diritto venne un contributo peculiare di fermezza, di coraggio e insieme di quotidiana serenità e umanità nello svolgimento di una funzione essenziale per poter resistere all’ondata terroristica e averne ragione: la funzione dell’amministrare la giustizia secondo legge e secondo Costituzione, sempre, contro ogni minaccia e ogni prevaricazione», scrive ancora Napolitano.
«NO ALLA ROTTURA DELLA LEGALITÀ» – Dal sacrificio di quei 26 giudici, Napolitano trae una lezione sempre valida: «Negli anni degli attentati terroristici, l’Italia corse rischi estremi. Sapemmo uscirne nettamente, pur pagando duri prezzi, e avemmo così la prova di quanto profonde fossero nel nostro popolo le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica, su cui poter contare». «Quelle riserve vanno accuratamente preservate, ravvivate, e messe in campo contro ogni nuova minaccia nella situazione attuale del Paese e del mondo che ci circonda – aggiunge Napolitano -. È infatti necessario tenere sempre alta la guardia sia contro il riattizzarsi di focolai di fanatismo politico e ideologico sia contro l’aggressione mafiosa». E quindi l’esortazione: «No alla violenza e alla rottura della legalità in qualsiasi forma: è un imperativo da non trascurare in nessun momento, in funzione della lotta che oggi si combatte, anche con importanti successi, soprattutto contro la criminalità organizzata, ma più in generale in funzione di uno sviluppo economico, politico e civile degno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell’Italia».
«NON SOLO VITTIME MA PERSONE» – «La pubblicazione che il Consiglio superiore della magistratura ha curato con impegno partecipe e solidale – scrive ancora Napolitano – vuole onorare i magistrati che al pari di tanti altri servitori dello Stato pagarono col sacrificio della vita i servigi alle istituzioni repubblicane, cadendo vittime della follia omicida di gruppi terroristici o dello spietato attacco delle mafie. Con essa si è cercato di restituire alla memoria riconoscente di ogni cittadino l’immagine, i volti, i percorsi di vita e di morte, dei magistrati caduti. I percorsi di vita, innanzitutto: perché – ammonisce il capo dello Stato – non è accettabile che quegli uomini siano ricordati solo come vittime, e non come persone, che hanno vissuto, hanno avuto i loro affetti, il loro lavoro, il loro posto nella società, prima di cadere per mano criminale».
VIETTI: RISPETTO PER I GIUDICI – Il volume ha anche un’introduzione del vicepresidente del Csm Michele Vietti, che ricorda la funzione di «presidio della legalità» svolta dai magistrati, fino al «sacrificio» di alcuni «eroi», e invita al «rispetto». «La Costituzione affida consapevolmente ad un corpo di magistrati la funzione più alta: quella di incarnare il volto stesso dello Stato di diritto, di rendere le formule della legge fonte di protezione effettiva dei beni e degli interessi e strumento di tutela dei più deboli – scrive Vietti -. La giustizia è amministrata dai giudici e ad essi ed alla loro funzione si deve rispetto».
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