VERSO IL VOTO. Cittadini informati oppure scatteranno le sanzioni
MILANO – «Ultimo avviso» dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni alla Rai, che dovrà assicurare spazi adeguati ai temi dei referendum nelle ore di massimo ascolto. Il Garante per le Comunicazioni ha infatti giudicato largamente insufficiente l’informazione finora fornita agli utenti del servizio pubblico. In particolare, l’«ordine conformativo adottato oggi dall’Agcom prevede «da domani», sabato, la diffusione giornaliera dei messaggi autogestiti su tutte le tre reti generaliste assicurando, a rotazione, la collocazione nella fascia di maggior ascolto; la diffusione di tribune elettorali su tutte le tre reti, assicurando a rotazione, almeno su una rete al giorno, la trasmissione nella fascia di maggior ascolto; garantire una rilevante presenza dei temi oggetto dei referendum nei telegiornali e nelle trasmissioni informative di maggior ascolto di tutte e tre le reti. La commissione Servizi e prodotti dell’Agcom tornerà a riunirsi martedì per verificare l’ottemperanza all’ordine: in caso contrario scatteranno le sanzioni.
LE RETI PRIVATE – La decisione è stata presa dopo che l’Agcom ha esaminato la programmazione prevista dalla Concessionaria pubblica per il periodo della campagna referendaria. Secondo l’Autorità la Rai non era «idonea a garantire l’effettivo rispetto del regolamento della Commissione parlamentare di vigilanza». L’Autorità ha, inoltre, rivolto «alle emittenti televisive nazionali private l’invito ad assicurare la più ampia informazione sui referendum» e sollecitato i Comitati regionali delle comunicazioni (Corecom) a completare entro lunedì tutti gli adempimenti necessari per la trasmissione dei messaggi autogestiti gratuiti sulle emittenti locali.
Sono quattro i quesiti oggetto del referendum del 12 e 13 giugno: due sull’acqua, uno sul ritorno al nucleare e l’ultimo sul legittimo impedimento a comparire in aula di giustizia per chi è impegnato in attività di governo.
Acqua – Uno dei quesiti sull’acqua è quello sulla cosiddetta ‘privatizzazione”, l’altro sui ‘profitti’ legati alla commercializzazione della risorsa. Nel primo quesito, come hanno spiegato i promotori del referendum, si chiede in sostanza l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Il secondo quesito propone “l’abrogazione dell’art.154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.
Nucleare – Il quesito sul nucleare recita così: “Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?”.
Si tratta dei commi che in sostanza danno mandato al governo, pur annullando la costruzione delle nuove centrali, di attuare successivamente il programma di energia nucleare in base alle risultanze di una verifica condotta sia dall’agenzia italiana che dall’Unione europea sulla sicurezza degli impianti.
Il titolo del quesito, riformulato dalla Cassazione alla luce delle norme introdotte col decreto ‘omnibus’, sarà: “Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare”.
Legittimo impedimento – Ecco il quesito sul legitttimo impedimento: “Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l’articolo 2, della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante ‘Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza’?”. La norma introduce la possibilità per chi è impegnato in attività di governo di non comparire nelle aule di giustizia.
Redazione online