Pullman di militanti leghisti da tutto il nord Italia. Il leader del Carroccio lancia l’ultimatum a Pontida: «Il sostegno della Lega potrebbe finire»
MILANO – «Caro Berlusconi, la tua premiership è in discussione alle prossime elezioni, se non verranno approvate le nostre richieste». Così Umberto Bossi, accolto con un tifo da stadio a Pontida (BG) da migliaia di militanti leghisti («siamo 80 mila, ha detto Calderoli») e una foresta di bandiere con la croce di San Giorgio e il Sole delle Alpi hanno accolto sul «pratone» il leader del Carroccio. «Conquisteremo la libertà della Padania», ha esordito Bossi. Poi subito il riferimento alla riforma fiscale: «Berlusconi dice di alzare le tasse, Tremonti dice che non si può perché i mercati ci farebbero fare la fine della Grecia. La guerra in Libia ci è costata un miliardo di euro tra bombe e immigrati che sono arrivati qui, tutti i clandestini arrivano dalla Libia». Quindi il messaggio di Bossi a Tremonti: «Lascia stare i Comuni, soprattutto quelli virtuosi, che i soldi li hanno. Ci vuole un nuovo patto di stabilità. E l’attesa stoccata al premier: «Se staremo con Berlusconi? Dipenderà dalle scelte che saranno fatte. Il sostegno della Lega a Berlusconi potrebbe finire con le prossime elezioni politiche».
I SINDACI E I MILITANTI – Il discorso di Bossi, che per la prima volta si è presentato con un testo scritto di cinque cartelle, è stato preceduto soltanto dal «Va’ pensiero», da brevi saluti e dal giuramento dei 52 sindaci – anzi «borgomastri» – leghisti eletti alle scorse amministrative, sul coreografico sfondo di alcuni «cavalieri Templari» in costume. «Giuriamo di difendere la nostra terra e impegnano il nostro pensiero per la difesa della Padania», ha scandito dal palco il sindaco di Varese Attilio Fontana, che ha letto il giuramento a nome di tutti. Sul palco anche il neo presidente della provincia di Treviso, Leonardo Muraro. Lunghe code in mattinata, fino a 10 chilometri, sulle strade di accesso a Pontida. Che siano critici o a favore dell’alleanza col Pdl, nelle parole dei militanti leghisti c’è una certezza condivisa: «Quello che dirà Bossi faremo». È, infatti, questa, una risposta abbastanza frequente fra i sostenitori che si stanno accalcando sotto il sole davanti al palco su cui prenderà la parola il senatur. «Da 25 anni Bossi ci guida – ha osservato un anziano militante bergamasco -, e questo è un momento di difficoltà, ma è umano che succeda. Per questo siamo qui, attendiamo quello che ci dirà il Capo: lui per noi è come un santo».
«MARONI PREMIER SUBITO» – Dopo settimane di nuvole e pioggia, sul prato di Pontida splende il sole. I più scaramantici parlano già di «un segno del destino». «Leghisti, non fatevi ipnotizzare da Berlusconi» si legge al collo di un militante. «Basta con Berlusconi, solo promesse e niente soluzioni», ha scritto un altro sul suo poster. «Occhio Silvio… ti facciamo 2 “Maroni” come “Castelli”», si legge su un altro cartellone. Ma più grande di tutti è apparso, dalle 8.45 del mattino, un gigantesco striscione con la scritta «Maroni presidente del consiglio!», proprio di fronte al palco: non è stato rimosso, quindi evidentemente non si tratta di un’iniziativa estemporanea ma in qualche modo avallata dagli organizzatori. Ben presto i militanti hanno innalzato molti cartelli con la stessa scritta con l’aggiunta «Subito!!!» davanti al palco dal quale parlerà Umberto Bossi. Distribuiti anche volantini con la scritta «Maroni presidente del Consiglio subito». I militanti del Carroccio, alla domanda se veramente chiedono che l’attuale ministro dell’Interno diventi premier in un prossimo governo, hanno risposto praticamente all’unanimità: «Magari…». «Penso che nove notizie su 10 la pensino così» ha detto Matteo Salvini, capogruppo leghista a Palazzo Marino. «Oggi si lanciano dei messaggi, vediamo quali verranno raccolti», ha aggiunto. Sopra il palco, che è vicino alla statua di Alberto da Giussano, uno striscione con la scritta «Verso la libertà». Alla destra del palco uno dei numerosi banchetti per la raccolta di firme a favore del decentramento dei ministeri (ripetuti inviti dal palco a firmare, «E’ un dovere morale»). Numerose le bancarelle di merchandising, con gadget leghisti di ogni genere: spille, camicie verdi, T-Shirt «El Gh’è» col volto di Bossi, grappe, dolci padani eccetera. Altri striscioni sono dedicati a contestare l’Unità d’Italia. «Fratelli d’Italia? No, grazie», «150 anni d’infamia non possono cancellare millenni di storia. Padania libera», «Offresi 150 mila euro a chi darà un motivo per festeggiare i 150 anni dell’Unità» e persino «Triculur fora da i ball».
STRISCIONE STRAPPATO – È durata pochi minuti l’esposizione di uno striscione che bacchettava il Carroccio, appeso sul ciglio della strada. Un uomo sulla cinquantina, dopo aver incassato alcuni insulti dai militanti leghisti, aveva appeso uno striscione con la scritta «Datevi un taglio», in cui invitava la Lega a darsi una mossa per eliminare le Province e dimezzare il numero dei parlamentari per ridurre i costi della politica. Dopo qualche istante, alcuni leghisti si sono avvicinati e hanno tagliato lo striscione, togliendolo dalla ringhiera a cui era attaccato. L’uomo si è allontanato.
DAL PIEMONTE – Il governatore della regione Piemonte Roberto Cota ha deciso di raggiungere Pontida in pullman con un gruppo militanti piemontesi, direttamente da Novara, come ai vecchi tempi. Sembra infatti che lo stesso Bossi abbia chiesto ai dirigenti di partito un segnale da dare alla base in merito ad «un ritorno alle origini della Lega». Tra i big del partito, oltre a Cota, è presente anche il ministro Roberto Calderoli.
DAL PAESE DI BOSSI – Anche da Cassano Magnago, il comune natale di Umberto Bossi (definito dai militanti «il paese del Capo») è partita una comitiva di militanti della Lega Nord alla volta di Pontida. Muniti di bandiere, fazzoletti verdi e copie de «La Padania», i leghisti della zona si sono ritrovati di prima mattina davanti alla sede del movimento in centro al paese e hanno raggiunto il raduno a bordo di un pullman su cui non c’era un posto libero, tutti prenotati da giorni. «Vogliamo esserci anche noi – ha spiegato uno dei militanti – perché è un momento storico importante e dobbiamo far sentire la nostra vicinanza a Umberto». L’attesa della base è, infatti, di capire dalla viva voce del «Capo» che salirà più tardi sul palco di Pontida, come la Lega intende affrontare la riscossa dopo la doppia «sberla» delle urne.
Redazione online