Sequestrato un locale del calciatore fabio cannavaro. Vittorio Pisani avrebbe rivelato notizie riservate su un’inchiesta del clan Lo Russo. Manganelli: «Ho fiducia»
ROMA – Il capo della Squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, è indagato con l’accusa di favoreggiamento nei confronti dei titolari di un ristorante, nell’ ambito dell’inchiesta della Dia nei confronti di affiliati al clan Lo Russo che hanno reinvestito in catene di ristoranti proventi illeciti. L’indagine della Dia su riciclaggio e usura ha portato oggi a 14 arresti. Il capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani è destinatario della misura di divieto di dimora a Napoli e sarà trasferito a Roma. «Per noi è come se Vittorio Pisani fosse in ferie» ha spiegato il questore Luigi Merolla.
NOTIZIE RISERVATE – Secondo quanto è emerso dalle indagini della Procura di Napoli, il capo della squadra mobile Vittorio Pisani avrebbe rivelato all’ imprenditore Marco Iorio notizie riservate sull’inchiesta in corso, consentendogli così di sottrarre beni al sequestro e di depistare le indagini. Titolare del fascicolo è il pm della Dda Sergio Amato, con il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico. Alle indagini hanno dato un contributo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex capoclan dell’omonima organizzazione criminale attiva nel quartiere Miano, che ha riferito, tra l’altro, degli stretti legami di amicizia tra lui e il capo della squadra mobile.
IL LOCALE DI CANNAVARO – Tra le società sequestrate a Napoli la «Regina Margherita» e il locale, «Pizza Margherita» che ha tra i soci il giocatore Fabio Cannavaro. L’ex calciatore avrebbe fatto da prestanome a Mario Iorio, legato al gruppo di Mario Potenza dedito all’usura e legato a clan camorristici. Mario Iorio è ricercato e si troverebbe negli Stati Uniti mentre il calciatore Fabio Cannavaro non è indagato. Cannavaro ha reso dichiarazioni al pm nell’ ambito dell’ inchiesta sul giro di usura e riciclaggio. «Ho conosciuto Marco Iorio sei o sette anni fa e dopo circa un paio di anni sono entrato in società con lui nel ristorante di Napoli Regina Margherita, acquistando il 10% delle quote della società», ha detto il calciatore. «In società con Marco Iorio – ha precisato – ci sono entrato quale socio della C.M.A. che è la mia società – la cui denominazione riproduce le iniziali dei nomi dei miei tre figli e che un tempo era denominata “Cannavaro Immobiliare”». Il calciatore ha precisato di essersi proposto lui stesso a Iorio, dicendogli che era sua intenzione «diversificare gli investimenti».
LA FIDUCIA di MANGANELLI – «Confermo stima e fiducia nel dottor Vittorio Pisani, che destinerò ad altro incarico per corrispondere alle determinazioni dell’autorità giudiziaria, nella quale ripongo altrettanta fiducia ed i cui provvedimenti, io personalmente e l’Istituzione che rappresento, rispettiamo incondizionatamente». Lo dice il capo della Polizia Antonio Manganelli, raggiunto telefonicamente dall’Ansa negli Stati Uniti . «In questo momento – ha proseguito Manganelli – desidero mandare un abbraccio affettuoso alle donne e agli uomini della Squadra Mobile di Napoli che, a prezzo di enormi sacrifici personali e delle loro famiglie e pur in presenza di risorse umane e strutturali non sempre adeguate alle necessità, hanno ottenuto negli ultimi anni, proprio sotto la guida del dottor Pisani, risultati straordinari».
IL RACCONTO DEL PENTITO – «Ho rapporti con il dottor Pisani dalla seconda metà degli anni ’90». Apre così il boss poi pentito Salvatore Lo Russo, fin dalle dichiarazioni spontanee del 12 ottobre 2010, il capitolo dei suoi rapporti con uno dei migliori investigatori che Napoli abbia avuto, adesso indagato per favoreggiamento nei confronti dei titolari di un ristorante partenopeo coinvolti nell’operazione «Megaride» della Dia napoletana. Lo Russo racconta di essere stato chiamato dal boss Paolo Di Lauro, capo del clan da cui si stanno scindendo gli «spagnoli» di Raffaele Amato e Cesare Pagano, per tentare di comporre «fare il possibile per porre fine alla guerra». «Di tale circostanza io informai il dottor Pisani – dice Lo Russo – in quanto questi era impegnato nella cattura di Paolo Di Lauro. In quell’occasione in cui ci siamo visti al ristorante, il dottor Pisani mi diede il suo recapito telefonico, dicendomi che potevo rivolgermi a lui se avessi avuto bisogno di qualcosa…trovai strana la circostanza e quella sera stessa lo chiamai da una cabina telefonica. Fui così che ci incontrammo e lui disse che era sua intenzione catturare latitanti dell’Alleanza di Secondigliano».
I SEQUESTRI – I locali sequestrati dalla Dia nell’ ambito dell’ inchiesta su un’attività di riciclaggio ed usura collegata al clan Lo Russo sono 17, tutti molto noti e frequentati. Tra essi figurano il bar «Ballantine» e i ristoranti-pizzeria «Pizza Margherita» in via Partenope e «I re di Napoli», la paninoteca «Dog Out» in piazza Municipio; il ristorante «Villa delle Ninfe» a Pozzuoli. «Tutti – scrive il gip – sono nella titolarità di società le cui quote sono a loro volta intestate a prestanome, e cioè a soggetti estranei ai gruppi familiari Iorio e Potenza, ma di fatto a loro legati da rapporto di dipendenza e subordinazione. Nella realtà – come dimostrato dalle intercettazioni – il potere decisionale rimane sempre saldo nelle mani degli imprenditori indagati. Spesso questi soggetti – aggiunge il gip – formalmente investiti della titolarità delle quote, hanno anche mansioni di dipendenti all’ interno delle aziende, a volte anche in posizione sovraordinata rispetto al resto del personale». L’inchiesta ha portato a sequestri per oltre 100 milioni di euro dei quali almeno 30 in contanti, in oltre 150 conti correnti e rapporti finanziari che gli indagati avevano in oltre 80 istituiti di credito. Tra questi gli 8 milioni di euro sequestrati in contanti a Mario Potenza, usuraio della zona del Pallonetto di Santa Lucia a Napoli, lo scorso 2 maggio.
AMAREZZA IN QUESTURA – Incredulità e tristezza tra gli agenti e i funzionari della Questura di Napoli. Il numero uno della Mobile, nel corso degli anni, si è guadagnato la stima e il rispetto dei suoi colleghi, non solo quelli che direttamente dipendono da lui. Questa mattina, secondo quanto si apprende, Pisani era al lavoro ed è stato visto aggirarsi negli uffici di via Medina. Poi la notizia che ha destato stupore tra i vertici e la base della polizia napoletana. Il capo della Mobile, a breve, sarà destinato ad altro incarico. «Confidiamo nella magistratura che, sappiamo, farà il suo dovere fino in fondo – ha detto un poliziotto che preferisce rimanere anonimo – ma siamo anche certi che Pisani saprà dimostrare la sua innocenza. In questi anni sono stati tanti i suoi arresti non solo tra gli esponenti della camorra, ma anche in operazioni contro la criminalità comune».
Redazione online