La protesta in Val di Susa, in mattinata le manifestazioni pacifiche degli abitanti. Una giornata di scontri violenti, lancio di pietre e lacrimogeni. Oltre 70 i feriti tra le forze dell’ordine: «In azione Black bloc con impostazione paramilitare»
TORINO – Una lunga giornata di protesta e guerriglia. La o schieramento contro la realizzazione del tratto della Tav in Val di Susa in mattinata ha marciato compatto, numeroso (circa 60mila persone) e pacifico per dire il proprio no. Ma verso metà mattinata il clima è cambiato: alcuni gruppi di manifestanti sull’altro versante della valle hanno cercato di sfondare le recinzioni appena messe al cantiere di Chiomonte. Ed è cominciata una guerriglia diventata via via più violenta, sfociata in veri e propri scontri con le forze dell’ordine. La situazione è tornata calma soltanto molte ore dopo, verso le 17, quando i manifestanti hanno cominciato a ripiegare. Poco dopo una delegazione di manifestanti, a braccia alzate, ha incontrato dirigenti e funzionari di polizia sul ponte della valle Clarea. Il bilancio degli scontri è grave: le forze dell’ordine lamentano oltre 80 feriti, i feriti che possono esserci fra i manifestanti non sono al momento noti con cifre precise.
GLI ARRESTI – Lunghe ore di scontri sono state scandite dai tentativi di aassediare il cantiere. I menifestanti hanno tirato pietre, bastoni e grossi petardi, la polizia ha risposto con cariche lanci di lacrimogeni. A distanza dalla zona calda, migliaia di persone sono rimaste assiepate lungo le strade che portano all’area di cantiere. C’è staa difficoltà anche per il transito delle ambulanze. Nel pomeriggio un gruppo di manifestanti si è radunato per un comizio improvvisato da Beppe Grillo. «Siete degli eroi» ha detto tra le altre cose il leader del leader del Movimento 5 stelle ironizzando sull’allarme black bloc: «I black block sono in Parlamento». Cinque persone, tutte trentenni, sono state arrestate: tre sono provenienti da Modena si tratterebbe secondo le definizioni della Questura di «anarco-insurrezionalisti, pluripregiudicati per reati specifici»; uno da Padova e uno da Bologna, «antagonisti con precedenti specifici». Sempre secondo la polizia in località La Maddalena erano presenti «circa 2000 aderenti a centri sociali, 800 dei quali appartengono all’antagonismo radicale e resistente, che rappresenta l’ala più dura di questo coagulo a livello europeo di professionisti della protesta, mentre circa 300 provengono dall’estero: Francia, Spagna, Austria e Germania». Tutti gli arrestati- ha sottolineato la Questura – sono stati oggetto delle cure sanitarie del personale medico della polizia di Stato, e del personale del 118. Uno di loro, a seguito dei politraumi riscontrati (sospetta frattura del naso, contusioni al torace e al capo), dovrebbe essere trasportato in elicottero presso un nosocomio cittadino.
I FERITI – Negli scontri, secondo la Questura, sono sono rimasti feriti 76 agenti (59 polizia di Stato, 9 carabinieri, 8 Guardia di Finanza): tre sono stati portati all’ospedale a Torino in elicottero. Tra i feriti anche uno studente veneziano,di 19 anni, del Coordinamento studenti medi di Venezia e Mestre. Lo sostiene il consigliere comunale di Venezia Beppe Caccia. «Mi trovavo a pochi passi dal giovane veneziano – aggiunge – quando, a meno di quattro metri di distanza, un agente gli ha puntato addosso il dispositivo di lancio ed ha esploso un colpo. Il candelotto lo ha colpito tra il torace e l’addome. L’abbiamo portato a braccia fino alla baita No Tav di Giaglione, ma le sue condizioni sono apparse subito serie: faticava a respirare e a parlare».
«ARRIVATI 300 BLACK BLOC» – Secondo la Questura, gli scontri condotti dai manifestanti con «una violenza inaudita e un’impostazione paramilitare» si sono inaspriti con l’arrivo di circa 300 black bloc anche dall’estero, Francia, Spagna, Austria e Germania.. Decine di No Tav feriti, a quanto sembra non gravi, sono stati radunati alla baita del presidio che confina con l’area del cantiere. Vengono portati poi lungo il sentiero che porta a Giaglione dove stanno arrivando le ambulanze. Vengono tutti identificati all’imbocco dell’autostrada dove fermano le ambulanze.
CANTIERE SOTTO ASSEDIO – I No Tav sono riusciti a entrare nell’area recintata e a rioccuparla almeno in parte, dopo lo sgombero avvenuto una settimana fa. Mentre continuava la guerriglia tra No Tav e forze dell’ordine ai quattro lati della recinzione, un gruppo di manifestanti è riuscito a sfondare la recinzione all’ingresso di strada dell’Avanà, la via asfaltata che conduce al punto più alto del cantiere e all’ Ecomuseo. Blindati stanno scendendo lungo la strada andando incontro ai No Tav. La battaglia si è svolta almeno su tre fronti, con le forze dell’ordine che da dietro alle reti d’acciaio sparavano lacrimogeni e usano idranti e i No Tav che tirano bombe carte e pietre e non arretrano. Dagli scontri hanno preso le distanze gli amministratori dei comuni della Valle, che prendono parte ai cortei non violenti: «Solo se ci manteniamo pacifici possiamo pensare di riaprire le trattative» hanno detto a più riprese. Ma i gruppi antagonisti si erano staccati praticamente fin dall’inizio dalla sfilata autorizzata.
I DUE CORTEI – A migliaia si erano radunati a Exilles e a Giaglione, per poi marciare fino al cantiere di Chiomonte e protestare contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. L’appello alla mobilitazione era stato lanciato dai leader dei comitati nazionali No Tav lunedì scorso, dopo che duemila uomini delle forze dell’ordine avevano sgomberato, il giorno prima, l’area della Maddalena, occupata per oltre un mese dal presidio permanente degli oppositori alla grande opera, permettendo così l’avvio dei lavori per la costruzione del tunnel geognostico preliminare alla linea ferroviaria. Le autorità hanno deciso di chiudere per sicurezza la A32 Torino-Bardonecchia, a quanto pare dopo il lancio di alcune pietre contro gli agenti di un presidio, ma finite sulla carreggiata, da parte di persone non identificate. Un gruppo di partecipanti al corteo di Giaglione, dopo il primo posto di blocco della polizia, ha lasciato il percorso principale e si è diretto nei boschi con il proposito di raggiungere l’aera dei lavori. La situazione è costantemente monitorata dall’alto attraverso gli elicotteri. Nel corso di una bonifica nei pressi del cantiere della Maddalena sono poi state sequestrate dalla polizia quattordici bombe carta. Sempre nei pressi del cantiere si sono registrati anche i primi scontri tra polizia e manifestanti e gli agenti hanno iniziato a sparare dei lacrimogeni per cercare di prevenire un eventuale assalto.
I POLITICI – Sono stati dunque due i cortei, poi unificati. Il primo, quello più istituzionale è quello partito dal Forte di Exilles che vede la partecipazione di sindaci e amministratori della Val di Susa, con in testa Sandro Plano, presidente della Comunità montana Val di Susa e Val Sangone, contrario all’opera con 24 primi cittadini della valle. In prima fila anche lo storico leader dei No Tav, Alberto Perino. E sono attesi anche Beppe Grillo del Movimento 5 stelle e Paolo Ferrero della Federazione della sinistra, ma anche esponenti del Wwf, della Fiom, di Sel e Idv. In testa al corteo decine di bambini con palloncini colorati. In mano tengono lo striscione di apertura della manifestazione: un’enorme foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con la scritta «Giù le mani dalla Valsusa». I sindaci della valle hanno già annunciato che non arriveranno fino al cantiere, ma che dirotteranno verso il campo sportivo di Chiomonte per evitare azioni «illegali».
GLI INCAPPUCCIATI – Il secondo corteo, teoricamente quello «della gente di valle» (Exilles era stato individuato come punto di ritrovo per chi «viene da fuori», e qui stanno arrivando i bus da Torino e da altre parti d’Italia) si è invece a Giaglione. Predominante qui è la componente dei centri sociali: decine e decine i ragazzi vestiti nero, incappucciati o con i caschi. Molti vengono da Roma, dal Veneto e da altre regioni d’Italia. Ma sono tornati anche i francesi. Sono pronti, muniti di cartina, a «riprendersi» il cantiere dopo lo sgombero di una settimana fa. Fino a domenica scorsa i No Tav vi avevano un presidio con tanto di tendopoli: la struttura però era stata sgomberata dopo una prova di forza della polizia, che ora mantiene il controllo della zona con migliaia di agenti.
«NON SI FARA’ MAI» – «La Tav non si farà mai – ha commentato alla partenza Alberto Perino, leader del movimento No-Tav – perchè non ci sono i soldi, perchè non hanno le idee chiare e perchè ci siamo noi. L’unica cosa che riescono a fare è aprire cantieri per mangiare i soldi pubblici». «Questa manifestazione – commenta Sandro Plano, presidente della Comunità montana – è il segnale che non esiste tutto questo consenso sbandierato, nella Valle di Susa ci sono migliaia e migliaia di persone contrarie e ci sono i sindaci di 23 Comuni che hanno deliberato la loro contrarietà all’opera».
Redazione Online