A migliaia si radunano a exilles e a Giaglione. Perino: «Quest’opera non si farà mai». Due i cortei che convergeranno verso di Chiomonte. Uno più istituzionale, timori invece per quello dei centri sociali
TORINO – In Val di Susa è la giornata della protesta No Tav. A migliaia si sono radunati a Exilles e a Giaglione, per poi marciare fino al cantiere di Chiomonte e protestare contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. L’appello alla mobilitazione era stato lanciato dai leader dei comitati nazionali No Tav lunedì scorso, dopo che duemila uomini delle forze dell’ordine avevano sgomberato, il giorno prima, l’area della Maddalena, occupata per oltre un mese dal presidio permanente degli oppositori alla grande opera, permettendo così l’avvio dei lavori per la costruzione del tunnel geognostico preliminare alla linea ferroviaria. Le autorità hanno deciso di chiudere per sicurezza la A32 Torino-Bardonecchia, a quanto pare dopo il lancio di alcune pietre contro gli agenti di un presidio, ma finite sulla carreggiata, da parte di persone non identificate. Un gruppo di partecipanti al corteo di Giaglione, dopo il primo posto di blocco della polizia, ha lasciato il percorso principale e si è diretto nei boschi con il proposito di raggiungere l’aera dei lavori. La situazione viene monitorata dall’alto attraverso gli elicotteri. Nel corso di una bonifica nei pressi del cantiere della Maddalena sono poi state sequestrate dalla polizia quattordici bombe carta. Sempre nei pressi del cantiere si sono registrati anche i primi scontri tra polizia e manifestanti e gli agenti hanno iniziato a sparare dei lacrimogeni.
I POLITICI – Sono stati dunque due i cortei, poi unificati. Il primo, quello più istituzionale è quello partito dal Forte di Exilles che vede la partecipazione di sindaci e amministratori della Val di Susa, con in testa Sandro Plano, presidente della Comunità montana Val di Susa e Val Sangone, contrario all’opera con 24 primi cittadini della valle. In prima fila anche lo storico leader dei No Tav, Alberto Perino. E sono attesi anche Beppe Grillo del Movimento 5 stelle e Paolo Ferrero della Federazione della sinistra, ma anche esponenti del Wwf, della Fiom, di Sel e Idv. In testa al corteo decine di bambini con palloncini colorati. In mano tengono lo striscione di apertura della manifestazione: un’enorme foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con la scritta «Giù le mani dalla Valsusa». I sindaci della valle hanno già annunciato che non arriveranno fino al cantiere, ma che dirotteranno verso il campo sportivo di Chiomonte per evitare azioni «illegali».
GLI INCAPPUCCIATI – Il secondo corteo, teoricamente quello «della gente di valle» (Exilles era stato individuato come punto di ritrovo per chi «viene da fuori», e qui stanno arrivando i bus da Torino e da altre parti d’Italia) si è invece a Giaglione. Predominante qui è la componente dei centri sociali: decine e decine i ragazzi vestiti nero, incappucciati o con i caschi. Molti vengono da Roma, dal Veneto e da altre regioni d’Italia. Ma sono tornati anche i francesi. Sono pronti, muniti di cartina, a «riprendersi» il cantiere dopo lo sgombero di una settimana fa. Fino a domenica scorsa i No Tav vi avevano un presidio con tanto di tendopoli: la struttura però era stata sgomberata dopo una prova di forza della polizia, che ora mantiene il controllo della zona con migliaia di agenti.
«NON SI FARA’ MAI» – «La Tav non si farà mai – ha commentato alla partenza Alberto Perino, leader del movimento No-Tav – perchè non ci sono i soldi, perchè non hanno le idee chiare e perchè ci siamo noi. L’unica cosa che riescono a fare è aprire cantieri per mangiare i soldi pubblici». «Questa manifestazione – commenta Sandro Plano, presidente della Comunità montana – è il segnale che non esiste tutto questo consenso sbandierato, nella Valle di Susa ci sono migliaia e migliaia di persone contrarie e ci sono i sindaci di 23 Comuni che hanno deliberato la loro contrarietà all’opera».
Redazione Online