Nuova indagine anche su campionati minori. Nel mirino gli ultimi due campionati. Ci sarebbero incontri della stagione 2009-2010, tra cui tre che riguardano Napoli, Chievo, Parma e Cagliari.
NAPOLI – Le mani della camorra sul calcioscommesse. Otto fermi sono stati disposti dalla Procura di Napoli. Sotto indagine 150 partite di calcio, per la maggior parte di serie minori ma alcune anche di Serie A, il cui elenco è stato inviato dall’Agenzia dei Monopoli che ha giudicato «anomali» i flussi di scommesse. Si tratta di partite degli ultimi due campionati. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Napoli, Rosario Cantelmo, durante la conferenza stampa per illustrare i fermi eseguiti dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta su clan e scommesse.
CONTATTI CON I CLAN – Cantelmo ha anche riferito che è in corso una rogatoria con un Paese straniero e altre ne saranno avviate: dalle indagini sono emersi contatti tra i D’Alessandro-Di Martino e alcuni loro referenti in Spagna e Sudamerica. La Dda, con la procura di Torre Annunziata, sta esaminando il comportamento, definito «anomalo», di alcune tifoserie nei confronti di calciatori di squadre minori: c’è il sospetto che possano esserci contatti con i clan. «Si nota che la criminalità organizzata si fa sentire o addirittura le si chiede di intervenire», dice Cantelmo. «Dalla Figc ci sono scambi costanti di informazioni su tutte le partite sospette, così come analizziamo i dati che ci arrivano costantemente dai Monopoli di Stato», ha spiegato Cantelmo, «Abbiamo già convocato alcuni dirigenti della società coinvolte e chiesto spiegazioni».
INCONTRI – Le partite di Serie A oggetto dell’inchiesta sarebbero soprattutto relative del campionato 2009-2010. Tra queste ci sarebbero Chievo-Napoli (1-2), Napoli-Parma, Napoli-Cagliari (0-0) e Napoli-Parma (2-3). Sotto inchiesta anche alcune gare degli Europei del 2008 e partite di basket e pallavolo.
LE AGENZIE DEL CLAN – Dalle indagini è emerso che il clan aveva aperto un’agenzia di scommesse Intralot anche a Rimini. L’agenzia non è stata però sequestrata, a differenza di altre due che si trovano a Pimonte e Gragnano (Napoli) perché di recente ha cambiato gestione. Secondo gli investigatori il sistema di scommesse clandestine consentiva non solo di «ripulire» i soldi del clan, ma anche di trasferire il denaro all’estero provocando un «dissanguamento continuo» delle risorse italiane. Fondamentali sono state le intercettazioni, in una delle quali il sistema è definito da uno degli indagati «un pozzo senza fondo».
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