Lo affermano fonti del Consiglio nazionale di transizione. Sarebbe nella zona di Gadames, al confine con l’Algeria. Nascosti a Bani Walid e Sirte i figli Saif e Mutassim
Tribù Tuareg (Olycom) |
TRIPOLI – Muammar Gheddafi sarebbe nascosto sotto la protezione dei tuareg. Lo affermano fonti del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Secondo un autorevole esponente militare, Hisham Buhagiar, «una tribù, i tuareg, ancora sostengono Gheddafi e si ritiene che sia nell’area di Gadames», nel sud della Libia al confine con l’Algeria. Gheddafi, dice Buhagiar, si trovava una settimana fa a Samnu, sempre a sud, prima di spostarsi a Gadames dove «la tribù dei Tuareg lo sostiene ancora». «Ci sono stati scontri tra i tuareg fedeli a Gheddafi e gli arabi che vivono nel sud. Stiamo negoziando», aggiunge il militare, spiegando che «la caccia a Gheddafi sta prendendo una piega diversa».
I FIGLI – Lo stesso Cnt fa anche sapere dove si troverebbero i figli di Gheddafi: Saif al Islam si nasconderebbe a Bani Walid, l’altro figlio, Mutassim, a Sirte. «Stanno entrambi pensando di lasciare la Libia per fuggire forse in Niger», ha detto sempre Buhagiar. La moglie del colonnello, Safia, la figlia Aisha e i figli Hannibal e Mohammed sono invece fuggiti in Algeria alla fine di agosto. Martedì l’emittente televisiva Al-Rai, che ha sede in Siria, aveva mandato in onda un video datato 20 settembre che mostra Saif al Islam mentre parla a una folla di sostenitori del regime libico. Sarebbe la sua prima riapparizione in pubblico dallo scorso 23 agosto, ma ci sono forti dubbi che si tratti di un video girato mesi fa: lo stesso filmato era stato caricato su YouTube lo scorso 6 marzo e un secondo video su YouTube mostra le stesse immagini ed è datato 27 febbraio.
IL CONFLITTO – Nel Paese intanto si continua a combattere. Scontri a fuoco sono avvenuti nella mattinata di mercoledì tra le forze fedeli a Gheddafi asserragliate a Sirte – una delle ultime roccaforti del Colonnello – e le truppe del Consiglio nazionale di transizione. Queste ultime circondano Sirte, posta anche sotto il fuoco degli aerei della Nato. I lealisti, tuttavia, sono riusciti finora a mantenere il controllo della maggior parte della città, approfittando anche della carenza di coordinamento e delle divisioni interne del fronte avversario. Uno dei comandanti che guidano l’attacco a Sirte ha detto mercoledì di essere in contatto con gli anziani della città per discutere una tregua, ma il capo di un’altra unità anti-Gheddafi ha respinto i negoziati.
NUOVO CORSO – Altrove, invece, il Paese post Gheddafi continua a strutturarsi. Dopo la nascita, il 27 luglio scorso, del Partito per la nuova Libia – primo gruppo politico nato dopo la caduta del regime di Gheddafi – martedì a Bengasi è stata annunciata la nascita del Raggruppamento nazionale per la giustizia e la democrazia (Rnjd), un nuovo partito politico che, nel suo manifesto fondatore, rivendica «la giustizia per tutti, in tutte le città e le regioni, al fine di costruire una Libia nuova».
ARMI CHIMICHE – Da gestire anche altre eredità della vecchia Libia, come quella degli armamenti. La Casa Bianca ha fatto sapere martedì di collaborare con le nuove autorità libiche per proteggere tutti gli stock di armi, in particolare quelle chimiche, ereditati dal regime del colonnello Gheddafi ed evitare la loro dispersione.
Redazione Online