Ospite a La7. L’ex giornalista: «Non ho fornito al presidente Berlusconi alcuna scheda peruviana, ma una scheda italiana acquistata da un mio collaboratore peruviano»
MILANO – «Sono cresciuto nella Gioventù Socialista, e mi sono fatto l’idea che se hai passione politica non puoi fare l’imprenditore nello stesso paese dove fai politica. Quindi faccio l’imprenditore in Centro e Sud America, mentre in Italia facevo il giornalista e l’editore dell’Avanti». Latitante in Sudamerica, ricercato per la vicenda Tarantini, Valter Lavitola appare in video, da località ignota, un po’ impacciato. Con un fazzoletto si asciuga il sudore che gronda sul suo volto mentre risponde in diretta a Mentana e ai suoi ospiti durante la nuova trasmissione «Bersaglio mobile», approfondimento de La7. «In Centro e Sud America ho un’azienda che si occupa di import-export di pesce, e ho alcuni pescherecci – ha aggiunto -. Ho venduto le barche per l’alto costo del carburante, quindi avevo delle risorse che potevo mettere a disposizione di Tarantini per avviare alcune attività imprenditoriali».
IL TABULATO – Lavitola esibisce dei «tabulati» di una telefonata al premier Silvio Berlusconi che «mi scagionerebbe». Il faccendiere latitante, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria sui rapporti tra Tarantini e il presidente del Consiglio, lancia una sorta di «appello tv alla procura» e chiede come mai i contenuti della telefonata in questione non siano stati intercettati oppure trascritti nei verbali dell’inchiesta. «Ho chiesto al mio avvocato di presentare istanza alla procura per approfondire e verificare se questo tabulato che ho prodotto è vero o falso e vorrei capire perchè questa telefonata non è stata intercettata o non è stata trascritta», dice Lavitola. Il faccendiere spiega di aver «avuto un’utenza argentina alla quale ho ricevuto una telefonata di Tarantini. Subito dopo, venti minuti dopo, ho chiamato Berlusconi». Dopo tre tentativi, «me l’hanno passato». La telefonata, che nella trasmissione però Lavitola non circostanzia di dettagli su data e ora, «dura nove minuti. Se ci fosse questa intercettazione, non ci sarebbe l’indagine», si spinge a dire, esibendo un foglio che presenta come il «tabulato» della telefonata. In quella conversazione, spiega, «ho detto al premier ‘mi ha chiamato Tarantini, lui ha notizia dei 500mila euro, gliel’ha detto l’avvocato Perrone. Lui vuole che gli consegni questa somma: che faccio? Dice che è per un’attività imprenditoriale all’estero, gliela metto a disposizione? Calcola che lui consuma come una Ferrari…». Domande cui il premier avrebbe risposto sottolineando che Tarantini «doveva fare un’attività e la somma è per l’attività».
LA SCHEDA PERUVIANA – Poi aggiunge: «Non ho fornito al presidente Berlusconi alcuna scheda peruviana, ma una scheda italiana acquistata da un mio collaboratore peruviano». Ho dato la scheda per timore di essere intercettato non per i contenuti illegali della telefonata ma perché parlavo di considerazioni riservate», ha aggiunto Lavitola.
I TARANTINI – «I Tarantini sono ragazzi viziati e sperperoni. Lui? Tarantini è uno scapestrato e non un criminale, anche un po’ fesso». Ma i Tarantini – aggiunge – non sono i mostri che sono stati dipinti, ma ragazzi viziati scapestrati con tre ossessioni: vedere il premier in più occasioni possibili; riuscire ad aiutare un loro amico, l’imprenditore Pino Settani a fare affari con una società vicino all’Eni; avere lavoro e soldi per le loro esigenze…».
LA MASSONERIA – Poi risponde ad una domanda di Marco Travaglio sulla sua frequentazione di logge massoniche: «Mi iscrissi alla massoneria all’incirca nel 1984. Fui apprendista per due anni. Ma poi ebbi dei problemi economici familiari e non avevo i soldi per pagare la quota e, così, mi assonnai».
LA TELEFONATA – «Non erano questioni ludiche ma politiche» quelle di cui Lavitola parlava con il premier. Lo dice il giornalista a Mentana che suggerisce un rapporto di vicinanza con Berlusconi. E alla domanda a che titolo, se non c’era vicinanza, c’è un passaggio di denaro, Lavitola sottolinea dice: «Non ho mai avuto nessun bonifico da Silvio Berlusconi, su nessun conto estero. Non c’è nessun conto estero». I 500mila euro per Gianpaolo Tarantini sarebbero stati anticipati da Valter Lavitola per conto di Berlusconi. «Le foto che chiedevo a Marinella (la segretaria di Berlusconi. ndr) erano soldi. Erano parte di quel rimborso di 500mila euro che avevo anticipato». Lavitola ammette di aver anticipato i 500mila euro per Tarantini per conto di Berlusconi: «È vero che le foto che chiedevo a Marinella erano in realtà soldi. Erano parte del rimborso che avevo anticipato». Parte di quei soldi Lavitola l’avrebbe ottenuta attraverso la vendita di alcuni pescherecci in Sudamerica. E ribadisce: «Non mai avuto alcun bonifico da Berlusconi su alcun conto estero». Valter Lavitola rilancia con un’altra domanda: «Nessuno ha mai chiesto: Perché volevate affidare a Tarantini un’attività imprenditoriale?». E la risposta è: «Non ne potevo più». Il giro dei 500 mila euro Lavitola li spiega così: «Qui non c’è un conto estero dove arrivino bonifici. Per quanto riguarda Berlusconi: Non poteva mettere a disposizione di Tarantini 500 mila euro. Lo vedete: come si fa ad aiutare una persona che vuole fare attività imprenditoriale all’estero? Vedete quello che succede poi».
CONSIGLIERE – «Faccio politica da quando avevo 18 anni, non vedo perché essendo un osservatore attento e un giornalista non dovessi avere il diritto di dire la mia al presidente del Consiglio su questioni politiche. Mi sono ritagliato un piccolo ruolo di consigliere, e parlavo con il premier di questioni non certo ludiche».
«SONO FUGGITO PER PAURA DEI MAGISTRATI»- Il direttore dell’Avanti continua: «Non voglio assolutamente fare un processo in televisione. Io ho un sacro terrore della magistratura, ho una paura che mi si porta via. Figurarsi se voglio fare irritare i pm. Ho una paura dannata e per questo mi sono reso latitante: ho fatto bene perché Tarantini si è fatto un mese di carcere e la moglie una decina di giorni in cella. E dopo un mese stanno fuori. Io avrei fatto la loro stessa fine»
«VOLEVO FARE IL PARLAMENTARE» – «Come ho conosciuto Berlusconi? Ero nel Psi e non sono migrato a Forza Italia quando tutti i socialisti lo hanno fatto. Poi ci furono riunioni a Milano e Fiuggi e quella fu la prima volta che incontrai Berlusconi. Successivamente, ho cercato di vederlo e di farmi apprezzare, puntavo a fare il parlamentare ma non ci sono mai riuscito».
IL LAVORO – «Sono stato definito uomo nero, spregiudicato, o faccendiere, anche se non ne conosco il significato. Io sono determinato e non soffro di timori reverenziali verso nessuno. Sono inviso a buona parte dei collaboratori del Presidente. Alcuni di loro mi sono cordialmente antipatici».
«Ci sono più episodi – aggiunge Lavitola – per dimostrare che sono un filantropo, ho aiutato Tarantini perché Berlusconi mi aveva manifestato l’esigenza di aiutare lui e la moglie. Lui disse “poveretti” quando gli raccontai la loro storia e alla mia richiesta di aiutarli mi disse di farlo. Così mi sono adoperato. Io sono un imprenditore nel settore ittico, magari è strano ma è il mio lavoro, non c’è nulla di disdicevole. Ho messo a disposizione di Tarantini 500mila euro perchè così poteva svolgere la sua attività all’estero e loro due non mi avrebbero più massacrato…le biglie».
NON SONO NE’ STUPIDO NE’ CRIMINALE – Rispetto alle accuse di aver dirottato soldi dell’Avanti alle sue società, Lavitola risponde: «Sfido chiunque a trovare un bonifico o un trasferimento di denaro da L’Avanti alla mia impresa ittica o a una società che non si occupi di stampa ed editoria. Se qualcuno li trova, li porti in procura della Repubblica e mi denunci. Sarei un criminale a fare un bonifico da ‘L’Avantì a questa società. A Rai Trade chiesi appuntamenti per verificare se era possibile acquistare diritti da rivendere sul mercato sud-americano.
DELUSIONI – Sui rapporti con Finmeccanica Valter Lavitola racconta l’incontro con «Pozzessere (ex direttore commerciale di Finmeccanica). «Ho conosciuto il direttore commerciale di Finmeccanica, Pozzessere, in occasione di una conferenza tenuta a Milano nel 2009», racconta. «Mi ha proposto lui una consulenza. E poi si vantava scherzando di avermi “fregato” perché il contratto era di 30 mila euro. In realtà era la somma che avevo chiesto io. E solo dopo ho capito che c’erano molti più soldi a disposizione per le collaborazioni». Lavitola spiega il rapporto con Finmeccanica attraverso «l’ ingiusta delusione subita dal Silvio Berlusconi», dice. «Ho scoperto che mondo era Finmeccanica dove avrei potuto mettere a frutto le conoscenze e le frequentazioni che avevo con importanti personaggi della politica, della cultura e dello spettacolo. Nel 2010 chiesi al presidente Berlusconi se era possibile nominarmi suo rappresentante in America Latina, non mi disse nè sì nè no. Almeno mi metta alla prova, lo pregai, così potrà valutare meglio la cosa, Mi disse che andava bene, forse per togliersi il sottoscritto dalle scatole ma poi per la questione delle ballerine di San Paolo, si ritenne che non avessi più alcuna chance». Un “sogno” che si infrange quando si viene a sapere della presenza di Berlusconi della festa con le ballerine brasiliane. Così il presidente lo deluse. «Non mi ha mai candidato come parlamentare, se non alle europee del 2004, quando ho preso 54mila preferenze, che però non sono bastate per essere eletto. Non sono mai riuscito – si è lamentato Lavitola – a farmi nominare nelle liste dei candidati al Parlamento. E il motivo, l’ho già spiegato, è stata la lite con Ghedini» che ammette di aver minacciato di bastonare. Come «risarcimento» per la delusione della mancata candidatura politica, Lavitola si sarebbe proposto a Pozzessere come procacciatore di affari, facendo leva sulla sua esperienza nel settore dell’import-export in America Latina.
NAVI & ANTI-DROGA – Non ho regalato navi, sostiene il direttore dell’Avanti che spiega: «era un trucco di un accordo bilaterale tra Panama e l’Italia che avrebbe sostenuto la lotta al narcotraffico». E sull’Eni dice: «Non ho nessun tipo di contratto con Eni, ho bluffato con Nicla Tarantini perché ero ossessionato. Con il presidente di Panama, Martinelli, non ho un rapporto speciale. È un signore di origine italiana che nel suo paese è un magnate alimentare. L’ho conosciuto nella sua prima visita in Italia».
LA CASA DI MONTECARLO – Che ci faceva Valter Lavitola a Santa Lucia? Inerpicandosi tra le date (l’estate 2010) ricorda di essere comunque un giornalista. «La vicenda della casa di Montecarlo? Era una notizia che seguivo da giornalista, un’inchiesta giornalistica». Mentana chiede a Lavitola se davvero non ci fosse nessun movente politico? «A Santa Lucia sono finito seguendo una pista che partiva da Napoli e portava al riciclaggio»
IL RIMBORSO – L’unica cosa che non mi è stata chiesta, sulla questione dei soldi, nessuno si è posto il problema se Berlusconi me li aveva tutti o in parte. E chi potrebbe avermi dato quelli che Berlusconi non ha dato. La somma che Berlusconi mi mette a disposizione in Italia 250 mila e 500 li uso per rimborso ordinario e straordinario di Tarantini». E aggiunge: «Non consentirò di passare per uno che ha estorto denaro al presidente del Consiglio, che io stimo. Io ho solo aiutato il premier a sostenere una persona che era nei guai. E adesso mi sto trovando io nei guai». «Non ho estorto nulla a nessuno e non ho truffato nessuno, né tantomeno a Berlusconi che mi è sempre stato vicino», ha sottolineato Lavitola. «Non mi sottraggo alla giustizia. Il Tribunale dimostrerà la mia innocenza, ma ho intenzione di rimanere latitante», ha poi aggiunto, rispondendo a una domanda di Mentana. «Io faccio il pescatore e il pescivendolo, qua di acqua ce n’è tanta, quindi ho ancora un lavoro».
Redazione Online