Rate più leggere di 20 euro, l’effetto sui Btp
La Banca centrale europea ha messo mano ai tassi di interesse, tagliandoli di un quarto di punto: il tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento principali presso la Bce (ovvero il tasso applicato alle banche per finanziarsi) è sceso all’1,25% dall’1,50% deciso nel luglio scorso; quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale all’1,25% e quello sui depositi presso la Banca centrale allo 0,50%. Le operazioni di rifinanziamento principali sono quelle che forniscono la maggior parte della liquidità necessaria al sistema monetario dell’euro. Il taglio dei tassi, dunque, viene praticato in genere quando l’economia rallenta per rendere più accessibile il credito: a partire dalle banche, scendendo fino al correntista. Ma anche agli Stati. In questo periodo di timori dei mercati, agitati dalla crisi del debito sovrano, per le banche dei Paesi sotto osservazione per il rischio default – come la Grecia da mesi, ma da questa estate anche Italia e Spagna – è diventato più costoso rifinanziarsi, poiché hanno «in pancia» una quantità elevata di titoli di Stato giudicati a rischio insolvenza. Tra gli effetti di questa difficoltà c’è stato l’aumento dello spread nei nuovi mutui e nei prestiti alle imprese (da questa estate lo spread massimo è salito fino a picchi del 9%), ma anche un’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato. Che scenario apre il taglio dei tassi di interesse?
CASA
Calo al rallentatore per i prestiti legati all’Euribor
Il taglio dei tassi da parte della Bce avrà effetto immediato su quei mutui che sono indicizzati alla Bce. Andrea Polo di Mutui.it ha simulato gli effetti su un prestito da 150 mila euro a un tasso finito del 2,75% (1,50% tasso Bce più spread all’1,25%): il risparmio al mese è di circa 20 euro. A 20 anni, ieri la rata era di 813 euro, oggi in seguito all’intervento della Bce sarà di 794 euro, mentre a 30 anni la rata scende da 612 a 592 euro. «Ma la maggior parte dei mutui contratti dalle famiglie italiane — spiega Polo— è indicizzata all’Euribor (il tasso interbancario di offerta in euro, ndr), perciò gli effetti si sentiranno nel lungo periodo». Per i nuovi mutui molto dipenderà dallo spread applicato dalle banche.
IMPRESE
Per le aziende si allenta la stretta del credito
Le tensioni sul fronte della raccolta bancaria e della pressione sui titoli di Stato ha reso nell’ultimo periodo peggiori le condizioni dei prestiti alle aziende. La mossa della Bce dovrebbe dare un po’ di respiro agli istituti di credito dell’eurozona, ma quelli del nostro Paese pagano il «rischio default» dell’Italia. Secondo l’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia c’è «un’alta quota di debiti bancari con scadenze ravvicinate (circa il 60% inferiore ai due anni)». E se Via Nazionale ipotizza nel rinnovo a breve il rischio di un «aumento dei margini», il taglio inaspettato del tasso di rifinanziamento principale potrebbe a cascata offrire alle imprese tassi più convenienti.
TITOLI DI STATO
Btp al 6,40%. I veri conti con il rimborso finale
Ieri il rendimento del Btp a 10 anni è tornato a salire fino al 6,26% dal minimo di 6,16% toccato dopo il taglio dei tassi da parte della Bce. In mattinata aveva raggiunto il 6,40%, nuovo record dall’introduzione dell’euro. Ma il taglio dei tassi non è l’unica notizia ad aver condizionato i mercati: l’annuncio che la Grecia non farà più il referendum per approvare il piano europeo— spiega Nicola Frondizi di Augustum Opus Sim — ha dato un segnale «tranquillizzante». Il nodo ora è il rischio default nella percezione del mercato. «Va tenuto presente— ricorda Frondizi —che un’obbligazione prevede alla scadenza il rimborso dell’intero valore nominale. Tutto ruota sulla capacità di onorare il debito».
Francesca Basso