IL NUOVO GOVERNO. Il premier saluta il «clima nuovo in Parlamento. Non siamo manipolo tecnici, lavoreremo con umiltà per aiutare la politica ». Pacchetto di misure e sacrifici. Berlusconi: «Il professore è partito bene, ma situazione fuori canoni democrazia». Il premier: «A breve decisioni non gradevoli. La prossima settimana con Merkel e Sarkozy». Si vedranno giovedì
ROMA – «Benchè io sia molto giovane, non penso al futuro come lei mi sta suggerendo di fare…» A candidarsi alle elezioni Mario Monti, almeno fin qui, non ci ha pensato e del resto, replica a precisa domanda il presidente del Consiglio nella conferenza stampa alla Camera al termine del voto di fiducia, «nel mio passato non si nota una particolare frequenza di occasioni in cui mi sia candidato a qualcosa. Anzi – riflette il Professore – la frequenza è zero». Parlamento permettendo, però, il governo Monti non è da considerare «a tempo» e il suo impegno, sostiene, è aiutare il dialogo, magari anche chiedendo «uno sforzo a chi ha dato meno».
MANDATO HA SCADENZA NATURALE – «Non esiste un Governo il cui mandato vada oltre la scadenza naturale del Parlamento che gli dà il mandato – dice Monti -. La sola limitazione fisiologica è il termine della legislatura». «Naturalmente – aggiunge poi – un governo che ha ottenuto la fiducia può perderla a discrezione del Parlamento in ogni momento, ma quello che non avrei accettato, e pochi per la verità hanno chiesto, è di accingermi a un compito così impegnativo con un termine temporale prefissato inferiore a quello già breve che intercorre fra qui e la fine della legislatura».
PROTESTE STUDENTI? RIDARE FIDUCIA – Alcune scene viste nelle piazze, come il lancio delle monetine a Silvio Berlusconi, «sono episodi mi rattristano e che condanno» Le manifestazioni degli studenti sfociate in incidenti «preoccupano» e sono già «all’attenzione dei ministri, da quello della Scuola a quello dell’Interno». «Scontentezza e protesta», riconosce Monti, «dipendono in parte da quello che è stato fatto o non fatto nelle aule del Parlamento. Ma quello che si farà predisporrà l’opinione pubblica ad una sensazione di maggior fiducia».
LE MISSIONI DEL GOVERNO – «Il governo che è nato ha certamente una missione di gestione, speriamo incisiva, dell’emergenza economica e di accelerazione, speriamo forte, della crescita economica. Ma ha anche la funzione di aiutare le forze politiche a trovare una forma di almeno temporaneo disarmo reciproco, e che consenta loro di poter presentare al Paese provvedimenti che il parlamento discuterà».
LAVORARE CON UMILTA’, CHIEDERE A CHI HA DATO MENO – «Non siamo un manipolo di tecnici che vogliono dimostrare una superiorità, lavoreremo con umiltà e speriamo in un clima più pacato di lavorare non solo a riforme strutturali ma anche ad aiutare i politici ad avere maggiore rispetto dai cittadini». «Faremo in modo che lo sforzo da fare – conclude Monti – fiscale e di ammodernamento, si richieda alle categorie che hanno meno dato fin qui».
LA FIDUCIA – Il governo Monti, dopo quella del Senato, ha ottenuto la fiducia anche alla Camera ed ora è nella pienezza delle sue funzioni. I voti a favore sono stati 556 i no 61. I 61 voti contrari alla fiducia al governo Monti sono dei 59 deputati leghisti più Domenico Scilipoti e Alessandra Mussolini. Il prossimo Consiglio dei ministri si terrà lunedì a mezzogiorno. All’ordine del giorno dovrebbe esserci il decreto su Roma Capitale. «Lunedì in Consiglio dei ministri inizieremo a parlare dei primi provvedimenti e non solo dei criteri per prendere le decisioni» ha annunciato il ministro del Welfare, Elsa Fornero, parlando con i giornalisti a Montecitorio. «In settimana», ha aggiunto ci sarà anche il Consiglio dei ministri per la nomina dei viceministri e sottosegretari. Ciò che è certo è che, a breve, ci sarà anche un pacchetto di misure economiche, che come ha detto Monti in una successiva conferenza stampa, riguarderanno soprattutto «chi ha dato meno».
IL DISCORSO – Una fiducia «non cieca, ma vigilante». Così Mario Monti aveva chiesto ai deputati l’appoggio al suo esecutivo, dopo il pienone di sì ottenuto al Senato. «Ci sentiamo veramente in spirito di servizio – aveva ribadito il premier come aveva già fatto a Palazzo Madama -, con un atteggiamento di umiltà, ma anche di determinazione, per favorire una almeno parziale deposizione delle armi». La speranza, che però suona quasi come un avvertimento, è quella di poter «agevolare la presa di posizioni, anche non facili e gradevoli, nel breve periodo». Quindi un annuncio importante: «La prossima settimana sarò a Bruxelles e avrò un incontro, su loro proposta, con Merkel e Sarkozy: un incontro a tre». Poi il giorno viene precisato da un comunicato dell’Eliseo: si vedranno giovedì. L’obiettivo è «avere permanentemente d’ora in poi il contributo dell’Italia nella soluzione dei problemi dell’euro». Il passaggio era stato molto apprezzato dalla maggior parte dei presenti, anche se quando Monti ha citato il presidente francese e la cancelliera tedesca nell’emiciclo si sono levati pochi deboli fischi.
IL CAVALIERE E IL SENATÙR – In aula era presente anche l’ex premier Silvio Berlusconi. Pur definendo la situazione come «fuori dai canoni della democrazia», il Cavaliere ha spiegato di reputare quello di Monti un «buon inizio» e di ritenere che l’esecutivo «opererà in maniera tale da essere utile al Paese, per tutta la durata del periodo che rimane». L’ex premier non ha preso la parola in Aula, ma ha solo fatto qualche dichiarazione a margine. Durante la seduta, Berlusconi si è diretto ai banchi del governo e ha salutato Monti e gli altri ministri. Resta contrario al nuovo governo Umberto Bossi. «Monti è una copertura, l’hanno premiato per fare il cattivo, ma lo cacceranno quando la gente si incazzerà», ha detto il Senatùr.
«DUREREMO QUANTO VORRETE» – Nell’aula di Montecitorio Monti ha ripetuto che il suo sarà un «governo di impegno nazionale» ed è anche tornato a respingere con forza l’accusa di essere a capo di un esecutivo di «poteri forti». «Sono espressioni di pura fantasia, che ritengo offensive» ha detto il premier. «Poteri forti? Magari l’Italia ne avesse un po’ di più», ha aggiunto ironico. Il governo, è la convinzione di Monti, dipende dal Parlamento. «Da parte nostra – ha detto il professore – c’è una profonda dipendenza del governo dal Parlamento, ma non userei il termine di “staccare la spina”: non ci consideriamo un apparecchio elettrico, e saremmo incerti se essere un rasoio o un polmone artificiale». «Dureremo quanto vorrete», ha specificato in sostanza il capo dell’esecutivo rivolto ai deputati. «La mia «intenzione – ha però aggiunto – è proiettare la mia squadra di governo sulla prospettiva da qui alle elezioni».
FEDERALISMO – Nella sua replica alla Camera, il professore ha anche affrontato il tema assai spinoso del federalismo. «Ieri ogni tanto avevo dei soprassalti identitari al mio interno, mi dicevo ma tu non sei settentrionale, lombardo, varesino?», ha raccontato Monti, assicurando che non vi è alcuna «contraddizione tra il rispetto per quanto è stato già deciso in materia di federalismo e una specifica attenzione nella coesione territoriale, il valore che interessa tutti poi dipende da modalità con cui viene realizzato».
IL DIBATTITO – Lega a parte, anche alla Camera come al Senato Monti ha un ampio appoggio. «Voteremo compatti la fiducia al governo formato da ministri degnissimi della loro missione», ha esordito il segretario del Pdl, Angelino Alfano dando garanzia della lealtà del suo partito e parlando di un governo di «tregua». Quindi un riferimento all’euro: «Bisogna trasformarlo in una vera moneta comune, con una banca centrale in grado di essere prestatore di ultima istanza». Pieno appoggio a Monti anche dal Pd. Pier Luigi Bersani ha promesso a Monti una «fiducia senza paletti». «Non chiediamo miracoli e ci fa piacere che non ne promettiate. Chiediamo sobrietà e desideriamo verità e fiducia perché la fiducia nasce solo dalla verità e ci fa piacere di aver ascoltato solamente parole di verità sulla crisi». «Basta con l’egoismo sociale – è l’appello del segretario dei democratici -. Se le rimanesse un solo euro in tasca, per cortesia, lo spenda per un servizio per i disabili. Senza solidarietà non c’è senso della comunità e non possiamo salvarci». Fiducia al governo Monti sì ma non in bianco, in assenza di chiarezza sugli impegni programmatici: è stata la posizione espressa da Antonio Di Pietro. La Lega con Marco Reguzzoni ha ribadito invece il suo «no» all’esecutivo Monti: «Abbiamo paura che questo governo sia vorace come le banche di cui è espressione. Non concordiamo sul programma: dalle pensioni alle riforma dello stato centralista». Quello del Nord, aggiunge «è un territorio e un popolo che non può più accettare di pagare per chi vive su spalle degli altri». Quindi l’avvertimento al nuovo premier: c’è il rischio che si ritrovi contro «l’opposizione della Padania intera». Richiamo alla coesione è stato invece il pensiero di Pierfedinando Casini dell’Udc: «Siamo chiamati, voi che avete sostenuto l’ex governo e noi che lo abbiamo contrastato, a pacificare l’Italia».
I SALUTI, LA FASCIA NERA, GLI APPUNTI – «Traffico» di saluti ai banchi del governo e qualche nota di colore durante la seduta. Domenico Scilipoti si è presentato a Montecitorio con una vistosa fascia nera al braccio. Ai colleghi deputati ha poi consegnato un volantino che riproduce un manifesto mortuario in è rappresentata una croce nera con sotto scritto «oggi è morta la democrazia parlamentare. Il popolo Sovrano ne dà il triste annuncio al Paese».
INCONTRO CON IL PAPA – Da segnalare anche il primo incontro tra il nuovo capo del governo e il Pontefice all’aeroporto romano di Fiumicino. Monti ha accolto Benedetto XVI in arrivo dal Vaticano e diretto in Benin. Il nuovo capo del governo ha anche incassato la benedizione della Sir, l’agenzia dei vescovi. Bisogna «tradurre la fiducia» ottenuta nelle aule parlamentari «in un’iniezione di fiducia per il Paese tutto», «che non solo ne ha bisogno, ma anche la desidera. «A partire dai giovani», ha scritto l’organo della Conferenza episcopale.
MARTEDÌ A BRUXELLES – Martedì prossimo, il premier sarà a Bruxelles per presentare il suo piano di riforme al presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy.