Calcioscommesse – Il cellulare rumeno usato dal capitano dell’Atalanta. Santoni ai pm: «Gara truccata, ma Doni non sapeva»
CREMONA – Il 20 dicembre del 2010 i controllori della United Kingdom Gambling commission, l’organo di controllo del settore delle scommesse inglese, fecero un salto sulla sedia: in poche ore videro confluire sulle agenzie del circuito Betfair ben sei milioni e mezzo di euro di puntate sulla partita AlbinoLeffe-Piacenza, campionato di serie B. Una montagna sbalorditiva di denaro per un incontro di seconda fascia e tra due squadre semisconosciute al di là della Manica.
AlbinoLeffe-Piacenza non figura ancora nell’elenco su cui la procura di Cremona sta ufficialmente indagando ma l’episodio è già agli atti dell’inchiesta per dimostrare la «potenza di fuoco» economica del gruppo su cui stanno puntando gli occhi il pm Roberto Di Martino e la Squadra Mobile di Cremona. Quella cifra monstre di euro non è l’unica stranezza: da Albino e Piacenza sono transitati infatti molti dei giocatori ora sotto inchiesta (Gervasoni, Joelson, Carobbio, Conteh, Acerbis); in più il pentito Wilson Perumal racconta che «i risultati dell’Albinoleffe furono truccati». Scrive il gip Guido Salvini che «l’ampiezza e gli ingenti guadagni che offre tale sorta di insider trading è tale da trasformare le competizioni sportive in una specie di speculazione borsistica». I sei milioni e mezzo finirono quasi tutti sul pareggio, e tra AlbinoLeffe e Piacenza quel giorno guarda caso finì 3 a 3.
«Normalmente – aggiunge il giudice – partite simili attirano giocate per non più di 150 mila euro». L’anomalia di quel match fu oggetto persino di due riunioni dell’Europol a Bochum e all’Aja nel giugno e luglio 2011. Dagli scenari mondiali a quelli locali, sul fronte delle indagini, ieri è stata la giornata di Nicola Santoni, amico fraterno e socio di Cristiano Doni.
Santoni, arrestato nel blitz di lunedì e ritenuto elemento chiave per provare le accuse contro l’ex capitano dell’Atalanta, ha cercato in tutti i modi di fare scudo a Doni. Santoni è accusato di aver fatto arrivare per conto di Doni 40 mila euro ai giocatori del Piacenza perché perdessero e ieri davanti al gip è stato chiamato a rispondere di quelle circostanze. «Sapevo che c’era una combine – avrebbe risposto in sostanza Santoni – ma solo da parte del Piacenza, Doni e l’Atalanta ne erano all’oscuro». E i soldi – circa 30 mila euro – che Doni avrebbe fatto arrivare a Santoni poco prima che questi andasse a deporre a Roma al processo davanti alla giustizia sportiva? «Non me li diede Cristiano – si è giustificato l’indagato – ma Alessandro Ettori». Ettori è un altro amico inseparabile del giocatore atalantino, dunque la spiegazione viene considerata dagli inquirenti piuttosto debole.
Magistrati e polizia puntano a provare anche un coinvolgimento diretto della società bergamasca: in questo senso va letto secondo gli inquirenti anche l’sms e la chiamata che Doni indirizza usando una sim intestata a un cittadino romeno a Paolo Fratus, figlio di un consigliere d’amministrazione del club, due giorni prima di Padova-Atalanta (uno degli incontri «sospetti»). Fratus ieri ha smentito che quelle conversazioni nascondessero qualcosa di inconfessabile: «Sono amico personale di Cristiano, ci sentiamo spessissimo». Agli intrecci tra scommesse sportive e crimine organizzato si sta nel frattempo interessando anche la procura di Napoli che ha aperto due fascicoli in proposito. Infine il malaffare del mondo del pallone attira l’attenzione anche del Codacons: «Stiamo studiando una class action – spiega il presidente Carlo Rienzi – per risarcire tifosi e scommettitori per il danno derivante dalle partite truccate».
«Dalle attività di intercettazione svolte nei confronti di Kenezei Zoltan sono emersi contatti con tale Lazar Matyas, soprannominato “Lecso”, presunto responsabile dell’area territoriale italiana», riferiva Pisani. Che poi elencava gli elementi acquisiti rispetto alla «operatività in Italia» di «Lecso»: «Una conversazione telefonica da cui emergerebbe la presenza di Lazar Matyas presso una casa a Como, in disponibilità dell’organizzazione; due biglietti aerei per l’Italia intestati a Lazar Matyas e Kenezei Zoltan; una conversazione telefonica da cui emergerebbe che Lazar Matyas è di ritorno dalla città di Palermo».
La telefonata intercettata tra Lazar e Kenezei è del 9 aprile scorso, alle 20.09.
Lazar: «Hanno appena mandato il messaggio che la cosa non si fa».
Kenezei: «E perché? Potrebbero averlo saputo?».
Lazar: «Non lo sappiamo ancora, ci hanno mandato il messaggio durante la partita. Vedremo, adesso torniamo alla banca di Como perché abbiamo un incontro lì…».
Dalla conversazione si capisce che Lazar ha appena assistito a un incontro di calcio.
Kenezei: «È stata una bella partita, almeno?».
Lazar: «Beh, avevamo posti abbastanza buoni… fino ad ora i posti migliori… il settore interno… Ho mandato i messaggi a Bardos (non ancora identificato, ndr )… mi ha chiesto perché non lo avevo chiamato prima, mi avrebbe dato i biglietti per il settore Vip… gratis».
Kenezei: «C’era gente allo stadio?».
Lazar: «No, era pieno per metà… comunque andava bene».
Poi Kenezei fa riferimento a delle cifre, che somigliano alle quote delle scommesse: «A fine primo tempo 1,9, da meno 0,5». E Lazar ribatte: «Si vedeva che… che l’Inter era fottuta… i giocatori erano letargici e un po’ stanchi… sono stati vicini al gol per due volte nel primo tempio… Schneider è stato sostituto da… era meglio…».
Alle 18 di quel giorno s’è giocata Inter-Chievo, finita 2 a 0 per i padroni di casa. Le cronache sottolineano la fatica dell’Inter che era riuscita a segnare solo al 21′ della ripresa, per raddoppiare nel finale dopo che il centravanti del Chievo Pellissier aveva fallito l’occasione del pareggio. L’olandese Sneijder non era stato sostituto, come dice Lazar, bensì era rimasto in panchina, giocando solo il secondo tempo.
Gli accertamenti in corso sul conto di Matyas Lazar non si esauriscono a questa telefonata. Ce ne sono altre due del 21 e 23 aprile da cui s’intuisce che il sospetto truccatore di partite si trovava nei dintorno di Bari. E un’altra del 26 aprile in cui, parlando con l’Ungheria, lo stesso Lazar dice: «La questione italiana è difficile. Dobbiamo andare lì dieci volte per realizzarne uno». Infine, in un’ intercettazione del 22 aprile, l’interlocutore ungherese di Lazar spiega che «lui pensava che la partita di Palermo fosse truccata».
Tra le carte dell’inchiesta c’è anche la relazione di servizio redatta da un poliziotto di Bologna, il quale ha riferito le informazioni ricevute da una fonte confidenziale «di assoluta affidabilità, particolarmente addentrata nel mondo delle scommesse sportive lecite e del gioco d’azzardo». Secondo il confidente, «il fenomeno delle partite truccate sarebbe ben più ampio di quelle emerso dalle indagini condotte dalla Procura di Cremona, e vedrebbe coinvolti giocatori, società e arbitri sia nella serie A che in quelle minori». Il meccanismo funzionerebbe, fino a tre quarti dello svolgimento dei diversi campionati, in base ad accordi tra singoli giocatori su singole partite da aggiustare, ma non c’è «la garanzia assoluta» sull’esito «poiché intervengono tutta una serie di altre variabili imponderabili». Nella fase conclusiva dei tornei invece, «quando risultano più evidenti gli obiettivi delle varie squadre, entrano in gioco le società, i cui dirigenti a volte concordano gli esiti delle partite. In tal caso l’esito dell’incontro è praticamente sempre quello concordato, fatto questo che induce a ritenere che le società riescano in qualche modo a pilotare il comportamento dei propri giocatori e della terna arbitrale».
Il confidente riferisce che «nel mondo degli scommettitori vi sono soggetti che hanno stretti rapporti con le società o con singoli giocatori, i quali riescono a sapere con anticipo quando una partita risulta truccata, e sono pertanto in grado di effettuare scommesse, anche importanti in termini economici, su tali eventi». Infine la fonte ha rivelato un meccanismo che sembra anticipare quanto sta emergendo dall’indagine della polizia: «Tra i più addentrati del settore è notoria l’esistenza di un’organizzazione criminale strutturata di slavi, molto potente, in grado di alterare competizioni anche i più alti livelli, compresa l’Europa League e la Champions League, particolarmente attiva in Francia e Germania».
Questo è quello che ho scritto questa sera a Rosa Mannetta:
“Tesoro bello,
tu esisti!! Grazie per esserci e per condividere le tue sofferenze, spero e ti auguro di vivere bene, di stare bene, di godere della vita.
Un poco ti posso comprendere, dico poco per rispetto.
Io sono stato vicino a Innocenza Maria per tanti anni abitando nella stessa casa, e abbiamo vissuto assieme a lei il calvario che purtroppo tu conosci.
Innocenza Maria aveva un tumore al sangue, e oltre questo era stata derubata dei suoi soldi che non ha mai più rivisto.
Per le persone che hanno la sfortuna di vivere “il calvario”, i soldi servono per assicurarsi cure adeguate, invece lei ha avuto la sfortuna di incappare anche nella Banca San Paolo IMI la quale a seguito della denuncia presentata nel dicembre 2003, ha l’arroganza di nascondere alla Magistratura di Ragusa il suo c/c 10/645629, conto corrente e investimenti collegati.
La documentazione veniva tenuta presso lo Studio Legale Nobile di Ragusa e lei lo scrive nella sua denuncia chiedendone alla Magistratura il sequestro. Il Sostituto Procuratore Dott. Emanuele Diquattro il 29 settembre 2006 e 26 gennaio 2007 emette due ordini di sequestro con incarico alla Guardia di Finanza: “Reperire e sequestrare in originale tutta la documentazione bancaria citata dalla Campo Innocenza nei suoi esposti. Raccomando l’urgenza”.
I due decreti invece, sembra non siano stati eseguiti, o almeno, nessuna della documentazione oggetto dei sequestri viene mai versata nel fascicolo al punto che la Perita Grafologa incaricata di accertare le firme, si trova a dover chiedere alla Banca San Paolo IMI gli originali di due assegni tratti dal c/c 10/645629. La banca non invia nulla, ignora la richiesta avanzata dalla perita nominata dal Magistrato.
Quindi, oltre la malattia, Innocenza Maria aveva questo grande dolore, cioè non è riuscita ad avere dalla banca nessuna risposta.
Viene anche operata di melanoma maligno e scrive a tutti dicendo che sta morendo e vuole sapere dove sono finiti i suoi soldi, ma non riceve nessuna risposta.
Carissima Rosa, comprendo un poco il tuo dolore, perché ho visto questo dolore in Innocenza Maria aggiunto al dolore di chi viene ignorata dopo essere stata derubata dei suoi soldi.
Malata e derubata.
Malata e ignorata da intesa San Paolo il cui Amministratore Delegato era Corrado Passera che oggi abbiamo al Governo.
Innocenza Maria per la disperazione tenta il suicidio, finisce gravemente in ospedale e….. ma scrive al Dott. Arcibaldo Miller:
““Ragusa 21 Settembre 2009
Signor Ispettore Capo nono avuto la forza per scriverle ma ora mi anno messo il sangue e cio un poco di forza eio lo implorro Signor Ispettore per lamore di Dio di fare piena luce della mia vicenta … e io cio tentato il suicidio perche la Giustizia mia tanto delusa perché sono stata derubata di tutti il mio patrimonio e molte persone che io leo denunciate non sono mai state sentite ….
Ci invio allei anche la lettera cheio cio schritto il giorno 16 Luglio e la prego di leggerla..
… e poi il Signor Giudice Diquattro cia fatto 2 ordine del sequestro alla Guardia di Finanzia ma questi documenti non sono mai stati sequestrati eio ora ci chiedo ALLei Signor Ispettore dove sono questi ordine di sequestro anche la cassetta che io cio dato al Capitano il giorno 10 Dicembre 2003??
… e poi il giorno 10 di Dicembre 2003 io cio dato al Capitano un foglio dove ciera il numero 10/645629 cheni il conto corente della Banca San Paolo dove ciavevo molti soldi ma davero tanti soldi che la contabilità era tenuta da lo studio Nobile e di questo conto invece il Capitano Cascavilla dopo chea fatto tutte le ricerche alle banche ma di questo conto non celo schrive al Signor Giudice e neppure la BancaSan Paolo celo schrive alla Guardia di Finanza e di anche Arestia Giovanna lo conferma il conto 10/645629 quanto viene interrogata ma nessuno fa nessuna intagine di questo conto e io non so chi sia preso tutti i miei soldi eio chiedo ALLei Signor Ispettore Capo di vedere edi scoprire e di anche di fare a punire le persone responsabili edi anche alla Banca San Paolo perché a nascosto la esistenza di questo conto corrente quando a schritto alla Guardia di Finanza…
Signor Ispettore Capo io cio 76 anni e sono molto malata di salute edi ora vorrei sapere da LLei che ccosa deva ancora aspettare per avere Giustizia??
Distinti Saluti
Ragusa 16 Luglio 2009 Campo Innocenza”.
Innocenza Maria è morta dopo avere atteso Giustizia per otto anni, morta nel dolore di chi si è vista sparire e negare il proprio conto corrente dalla Banca San Paolo IMI a cui aveva affidato i suoi soldi che le servivano per avere una vecchiaia più serena economicamente.
A Intesa San Paolo Corrado Passera voglio dire che i soldi non sono tutto.
Damiano Nicastro