Le indagini sul delitto dei cinesi a Roma. Gli investigatori ipotizzano che Zhou Zeng sia stato tradito da chi conosceva le sue abitudini
ROMA – Una serie di impronte e tracce biologiche per la mappatura del Dna. Si concentra sugli accertamenti scientifici la caccia ai due rapinatori che mercoledì sera hanno ucciso a Roma il commerciante cinese Zhou Zeng e la figlioletta Joy di nove mesi. E si stringe dopo che alcune testimonianze coincidenti, forse anche una «soffiata», hanno consentito di rintracciare il motorino utilizzato per l’agguato e poi per la fuga. Sono decine i reperti affidati ai carabinieri del Ris e già questa mattina potrebbero arrivare i risultati per dare una svolta decisiva alle indagini.
I caschi
L’attenzione degli specialisti dell’Arma è puntata su tutti gli oggetti che gli aggressori hanno certamente maneggiato, in particolare sulla borsa con i 16 mila euro trovata in un casolare a un paio di chilometri dall’agguato mortale. Ma non solo. Perché prezioso è quanto emerge dalle analisi sullo scooter e soprattutto sui caschi indossati dai due. Si procede su due binari paralleli: alle verifiche tecniche si affianca la ricostruzione minuziosa dell’agguato, che ha ancora contorni misteriosi, anche perché con il trascorrere delle ore si rafforza l’ipotesi che i rapinatori non abbiano colpito a caso, dunque che abbiano atteso l’uscita di Zeng dal suo negozio, consapevoli che con sé avrebbe portato moltissimi soldi e non soltanto l’incasso giornaliero del bar che gestiva insieme con la moglie Liyan.
Lo scooter Sh300
Il motorino è un Sh300 che risulta rubato a Roma circa tre mesi fa. Potrebbero essere stati gli stessi assassini a commettere il furto oppure averlo acquistato in qualche «sfascio». La sera del 4 gennaio scorso, le 22 sono passate da poco, lo lasciano vicino a via Antonio Tempesta, a Tor Pignattara, quartiere periferico della capitale, lì dove Zeng gestisce il bar insieme alla moglie. Lei ha una borsa con dentro il cellulare, lui un borsello gonfio di denaro e la bimba in braccio. Loro li bloccano e cercano di portarsi via le sacche. Zeng tenta di resistere ma nella colluttazione parte un proiettile che prima colpisce alla testa la sua bambina e poi gli trapassa il cuore. Liyan inizialmente sembra non comprendere la gravità di quanto è accaduto visto che insegue i banditi in fuga, poi torna indietro, prende in braccio Joy e in quel momento capisce che per la sua figlioletta non c’è più nulla da fare.
Le borse
Accorrono alcuni passanti, viene avvisato il 113. Quello che è accaduto lo racconta la stessa Liyan in maniera confusa e omettendo numerosi dettagli, ma soprattutto mentendo sul fatto che il marito avesse con sé tutto quel contante. E invece è proprio il ritrovamento del bottino a fornire gli elementi decisivi per l’inchiesta. Perché prima di liberarsene almeno uno degli aggressori ha infilato le mani dentro e ha lasciato tracce che ora potrebbero rivelarsi decisive per individuare lui e il suo complice. È proprio questa circostanza ad avvalorare l’ipotesi che dentro potesse esserci molto più dei 16 mila euro ritrovati. I due aggressori – ormai presi dal panico per aver sparato – potrebbero aver preso un po’ di soldi e poi gettato via le borse, forse contando di poterle riprendere in un secondo momento. Oppure, consapevoli che continuare a custodire quei soldi li avrebbe messi ulteriormente nei guai, avrebbero deciso di liberarsene e in questo modo depistare le indagini visto che in quel casolare vivono numerosi stranieri, in particolare persone che arrivano dall’est europeo e cingalesi.
Il traditore
Il motorino viene trovato poco distante, ci sono anche i caschi. La pista imboccata dagli investigatori del comando provinciale per risalire agli assassini si conferma quella giusta. Mentre cominciano le analisi del Ris, carabinieri e polizia tengono sotto pressione gli ambienti della malavita romana. C’è una bimba morta, non è difficile trovare qualcuno disposto a fornire indicazioni preziose. E così si delineano i contorni della storia, si avvalora l’ipotesi che Zhou Zeng sia stato tradito da chi conosceva le sue abitudini e sapeva che quella sera avrebbe portato via migliaia di euro. Non è affatto scontato che si tratti di un suo connazionale perché si accerta che in realtà stranieri di diverse nazionalità gli affidano i soldi da trasferire all’estero e il money transfer per il quale lavorava è gestito da cingalesi.
Gli stranieri
Le ricerche si concentrano proprio in questo ambiente e in poche ore vengono rintracciate borse, telefonino della vittima e scooter. La comparazione dei reperti fornisce la traccia per individuare chi li ha toccati. Gli assassini di Zhou Zeng e di Joy sono due stranieri. E ieri, a tarda sera, la speranza di arrestarli appare più concreta.