Nella curia di palermo bocche cucite dopo la notizia pubblicata dal «fatto». La nota del cardinale Romeo: «Quanto mi viene attribuito è privo di ogni fondamento»
PALERMO – Doveva essere un giorno di festa alla Curia di Palermo perché il cardinale Paolo Romeo arrivò nella sede un tempo guidata da Salvatore Pappalardo cinque anni fa, il 10 febbraio. E invece è una giornata di affanni e di consultazioni fra tante mail e telefonate scambiate col Vaticano per rispondere alle indiscrezioni sul presunto complotto contro Papa Benedetto XVI, la possibilità di un suo decesso “entro 12 mesi” e l’ascesa a San Pietro del cardinale di Milano, Angelo Scola. Farneticazioni, dicono da Roma. E il cardinale Romeo, pur non comparendo nei saloni tutto marmi della Curia, affida alle mani del suo segretario, don Fabrizio Moscato, una nota di dieci righe solo per ammettere “un viaggio privato” in Cina, a metà dello scorso novembre. Ma smentendo categoricamente “le informazioni apparse sull’odierna edizione de ‘Il Fatto Quotidiano’” e precisando che “quanto gli viene attribuito é del tutto privo di ogni fondamento e appare tanto fuori dalla realtà da non dovere essere preso in alcuna considerazione”.
VATICANO INFORMATO – Dopo avere fatto fare anticamera anche al vescovo rumeno Petru Gerghel, evita di farsi vedere dai cronisti il cardinale Romeo lasciando ripetere a don Fabrizio che si tratto di un “viaggio privato” e che “del breve soggiorno, limitato alla sola città di Pechino, sono stati opportunamente prevenuti, come da prassi, i competenti uffici della Santa Sede”. Non è solo la scelta del termine “prevenuti” a lasciare qualche interrogativo sospeso nel salone di rappresentanza, la foto del Papa su una consolle, accanto a un arcangelo con la spada spezzata. Perché i tre giorni di soggiorno effettivo sembrano davvero pochi per un viaggio privato. L’informazione o l’intesa con la Santa Sede sul blitz cinese finiscono poi per far pensare quasi a una missione. Forse legata alla possibilità di sondare l’area per un possibile futuro viaggio del Papa in Cina, come si dice da tempo. D’altronde il ruolo di ambasciatore si adatta bene al presule che ha prestato la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie nelle Filippine, in Belgio, in Venezuela, in Ruanda e presso il Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Ma sui contenuti della “missione” il cardinale Romeo non intende aggiungere nulla, limitando a far sapere di essere sereno “come succede sempre a chi ha fiducia nella Chiesa”.
MISTERO CINESE – Questo ripete don Fabrizio ammettendo il “dispiacere” del cardinale nel leggere ricostruzioni a suo avviso assolutamente infondate. Resta però un mistero il riserbo dal quale fu avvolto il viaggio lampo in Cina. Viaggio del quale nemmeno i suoi più stretti collaboratori avrebbero saputo nulla. Ma tutti vicini al loro cardinale, pronti a festeggiare il quinto anniversario della sua nomina a successore di Pappalardo e Salvatore De Giorgi con un giorno di ritardo, alle 17.30 di sabato 11, per la messa in Cattedrale annunciata per la giornata mondiale del malato, con i responsabili dell’Unitalsi.