Titoli di stato, SPREAD A 354. Il presidente dell’Istituto di Francoforte ai governi: «Riforme necessarie. Inflazione sopra il 2%». L’ALLARME LANCIATO IN UN RAPPORTO DI BANKITALIA. Circa 480mila famiglie nel 2009 hanno sostenuto un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei 12 mesi precedenti
BRUXELLES – Il Consiglio direttivo della Bce, presieduto da Mario Draghi, ha deciso di mantenere invariato all’1% il tasso di riferimento principale di Eurolandia. La decisione era attesa dal mercato. Le Borse, che avevano aperto la giornata in territorio negativo, rimangono negative, a un paio dì’ore dalla chiusura delle contrattazioni.
DRAGHI – Nella rituale conferenza stampa, il presidente dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi, ha chiarito «il consiglio direttivo della Bce non ha discusso di cambio dei tassi di interesse» nella riunione odierna. Draghi ha spiegato che «l’economia soffre ancora rischi al ribasso», anche se ci sono «segnali di stabilizzazione». Nel frattempo «il finanziamento delle banche (funding) è generalmente migliorato». Per Draghi c’è stata una «stabilizzazione delle condizioni del mercato finanziario». La Bce prevede, inoltre, una «ripresa moderata per il 2012» e che l’inflazione in Europa resterà «sopra il 2%» nell’anno in corso.
«GOVERNI ATTUINO RIFORME» – La Bce è tornata anche a spronare i governi a «risanare i conti e attuare forti riforme strutturali» per poter ristabilire la fiducia e una «crescita sostenibile». Cruciali per il funzionamento dell’area euro, ha detto Draghi, sono «al flessibilità e la competitività del mercato del lavoro». La Bce ha ricordato come, negli accordi salariali, «sia importante tenere conto della produttività» per non innescare dinamiche inflazionistiche.
EXIT STRATEGY – Anche per questo, il presidente di Francoforte ritiene «altamente prematuro» discutere della ‘exit strategy’ (strategia di uscita) dalle misure straordinarie varate dall’istituto centrale negli scorsi mesi così come chiesto da alcuni componenti del board, in primis la Germania: «Date le attuali condizioni della produzione e della disoccupazione, ai massimi storici – dice Draghi – qualsiasi exit strategy al momento è prematura».
BORSE IN ROSSO – Le piazze finanziarie del Vecchio Continente hanno però peggiorato l’andamento dopo l’intervento della Bce e le comunicazioni al mercato: il Ftse Mib cede l’1,28% a 15.427 punti e il Ftse All Share l’1,309% 16.449 punti. Tra i peggiori Italcementi (-5,75%),Finmeccanica (-5,72%), Mediolanum (-5,66%), Unipol (-5,35%). Male anche Banco Popolare (-3,8%), Mediaset (-3,94%), Fiat (-3,6%). In territorio positivo Premafin (+2,4%), Campari (+1,17%). Sopra la parità Telecom (+0,23%), Generali (+0,09%). Negative anche le principali piazze europee.
L’OUTLOOK – Intanto un report di Standard & Poor’s prevede un rallentamento della recessione nel Vecchio Continente verso la fine dell’anno. La previsione è di Standard & Poor’s. «Anche se l’attuale recessione in Europa si estenderà probabilmente nel terzo trimestre, – si legge in un report sull’argomento – crediamo che l’economia potrà riprendere anche se in modo modesto alla fine di quest’anno e nel 2013».
TITOLI DI STATO – Lo spread Btp-Bund supera anche la soglia dei 350 punti base (354) con il rendimento del 10 anni italiano che sale al 5,33%. Il differenziale Spagna-Germania risale a 390 punti e il rendimento è in rialzo al 5,69%. I mercati guardano alle aste odierne di Madrid e Lisbona sui titoli del debito pubblico.
MILANO– La crisi ha ampliato il divario tra la condizione economica e finanziaria dei giovani e quella del resto della popolazione: tra il 2008 e il 2010 la quota di famiglie povere in base al reddito e alla ricchezza è cresciuta di circa un punto percentuale per il campione nel suo complesso e di circa cinque punti per le famiglie dei giovani. È quanto si legge nel testo dell’intervento del vice direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, nell’ambito del convegno a Genova: “La famiglia un pilastro per l’economia del Paese”.
IL RAPPORTO – Bankitalia stima che nella tarda primavera del 2009, nel momento di massimo impatto della crisi sul mercato del lavoro italiano, circa 480 mila famiglie abbiano sostenuto almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei dodici mesi precedenti. «Le risorse impiegate in questa forma di sostegno familiare – spiega Tarantola – sono venute non solo dai redditi da lavoro dei genitori, ma spesso anche da quelli da pensione». Secondo la dirigente di via Nazionale, «la crisi ha reso ancora più forte la dipendenza dei membri più deboli dalla famiglia d’origine, riducendo ulteriormente la propensione dei giovani di intraprendere percorsi autonomi, a passare dalla condizione di figlio a quella di genitore, a partecipare attivamente non solo alla vita economica, ma anche a quella sociale».
IL DATO – La ricchezza netta nel 2010 era pari a 8 volte il reddito, un rapporto in linea con quelli della Francia e del Regno Unito, ma significativamente superiore a quelli della Germania e degli Stati Uniti. La crisi, ha però ampliato il divario tra la condizione economica e finanziaria dei giovani e quella del resto della popolazione. Questa vulnerabilità finanziaria, ha affermato ancora Tarantola si riduce solo «rafforzando il ritmo di crescita della nostra economia, riavviando lo sviluppo con misure strutturali. È questo il compito cui è innanzitutto chiamata la politica economica nel nostro paese, rimuovendo ingiustificati vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, definendo un più favorevole contesto istituzionale per l’attività delle imprese e dei lavoratori, promuovendo l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano». Secondo il vicedirettore generale di palazzo Koch inoltre, «la via intrapresa dal governo con il decreto legge in materia sviluppo, con quello sulle semplificazioni, in via di approvazione, e con il disegno di legge sui temi del lavoro hanno esattamente questo obiettivo».