IN PARLAMENTO A 21 ANNI INVECE DEGLI ATTUALI 25. Al Senato passa quasi all’unanimità (solo 111 voti contrari) la riduzione del numero dei deputati: da 630 attuali a 508
ROMA – Dagli attuali 630 a 508: il Senato dà via libera al taglio del numero dei deputati con un voto quasi unanime. A favore della riduzione di circa il 20% si sono espressi 212 senatori, 27 gli astenuti della Lega (che aveva chiesto il dimezzamento) e 11 i contrari, tra i quali i Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti, il senatore Li Gotti dell’Idv e Mario Baldassarri (Fli) che ha sottolineato che «non si può votare un taglio dei parlamentari senza sapere nemmeno quale sia la legge elettorale».
MODIFICHE ALL’ART.56 – L’art. 1 del ddl sulle riforme approvato giovedì dall’aula del Senato interviene sull’art.56 della Costituzione, relativamente al numero dei deputati e ai requisiti anagrafici per l’elettorato passivo. L’articolo viene modificato nel senso che il numero dei deputati è di 508(invece degli attuali 630), otto dei quali eletti nella circoscrizione Estero.
IN PARLAMENTO A 21 ANNI – Sono inoltre eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i ventuno anni di etá (invece degli attuali 25). La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo per cinquecento il numero degli abitanti della Repubblica (in base all’ultimo censimento) e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione.
BOCCIATI EMENDAMENTI DELLA LEGA – L’aula del Senato non ha approvato gli emendamenti che chiedevano di portare il numero degli onorevoli sotto la soglia dei 508 previsti dal testo uscito dalla commissione con l’appoggio della maggioranza Abc. Alcuni proponevano di dimezzarne il numero rispetto agli attuali 630 previsti in Costituzione. Altri, come uno della Lega a doppia firma Roberto Calderoli-Sergio Divina, chiedeva di sforbiciare ulteriormente i deputati a 200. Respinti anche un altro emendamento targato Carroccio che riduceva a 315 (uno analogo era stato presentato da Adriana Poli Bortone di IO Sud assieme a Coesione nacionale) e uno dell’Idv che chiedeva di tagliare a 300. Roberto Castelli (Lega) stigmatizza la decisione della maggioranza dell’aula di non approvare le proposte di dimezzamento. «Così domani- dice- i giornali diranno che la casta ha fatto finta di tagliare i parlamentari».
ELETTI A SORTEGGIO- Tra le varie proposte bocciate anche alcune singolari come quella dei Radicali che stabiliva che la Camera e il Senato fossero eletti «mediante sorteggio» o quella di Vincenzo Nespoli (Pdl) che proponeva di non indicare alcun numero in Costituzione sul numero dei parlamentari, ma di rimandarne la quantificazione a una legge ordinaria.
RINVIO TECNICO – Mercoledì l’Aula del Senato ha accantonato l’articolo 1 del ddl di riforma costituzionale sul taglio del numero dei deputati. La richiesta è venuta dalla Lega che, con Bricolo e con l’ok del Pdl, ha proposto di affrontare prima le modifiche del Senato e dunque anche gli emendamenti con cui il Carroccio chiede il Senato federale. Il presidente del Senato Renato Schifani ha però subito voluto chiarire: «Questo non significa che non si torni sull’articolo 1 relativo alla riduzione del numero dei parlamentari. Ne è responsabile la presidenza. Si tratta- dice Schifani- di un accantonamento tecnico, non di merito».