GUERRA CIVILE. I ribelli rifiutano l’ipotesi di un governo di transizione. E Assad starebbe spostando armi chimiche al confine
Il Consiglio nazionale siriano (Cns), principale piattaforma di oppositori all’estero, ha smentito la notizia secondo cui il Consiglio sarebbe pronto ad accettare un governo di transizione composto anche da personalità dell’attuale regime.
UCCISO I L CAPO DEI RIBELLI– E mentre si continua a combattere le forze di sicurezza siriane hanno ucciso Hamza al-Bakkari, considerato il capo dei ribelli che combattono nella città di Aleppo contro il regime di Bashar al-Assad. A dare la notizia è stata la tv di stato al-Ikhbariya. Al-Bakkari era il leader della cosiddetta “Falange al-Tawhid” di cui fanno parte miliziani salafiti. A confermare la notizia della sua uccisione sono anche i gruppi dell’opposizione siriana che hanno diffuso su in internet il video del cadavere del miliziano ucciso, mostrando come il suo collo sia stato marchiato dagli uomini di Assad. Il generale Ali Mamluk è stato nominato responsabile dell’ufficio della sicurezza nazionale siriana, incarico con rango ministeriale e che risponde direttamente al presidente Bashar al-Assad: lo hanno reso noto fonti della sicurezza di Damasco.
LA RIVOLTA NEL SANGUE – Questa mattina le forze di sicurezza siriane hanno ucciso otto detenuti del carcere di Aleppo per sedare una ribellione che era scoppiata al suo interno. Secondo quanto riferisce la tv satellitare “al-Maiadin”, da tre giorni gli uomini fedeli al regime di Bashar al-Assad erano impegnati a sedare una rivolta alla quale partecipavano anche delle guardie carcerarie che avevano deciso di rivoltarsi contro le autorità di Damasco. La sicurezza ha svolto un’attività repressiva aprendo il fuoco e lanciando lacrimogeni. Sulla vicenda è intervenuto anche il Consiglio nazionale siriano che denuncia «la repressione del regime contro una protesta che era pacifica».
I TIMORI DI ISRAELE – E non si fermano le accuse sulle armi chimiche. I ribelli siriani hanno affermato che il regime del presidente Bashar al Assad ha trasferito armi chimiche verso aeroporti situati ai confini del Paese: lo ha reso noto l’esercito siriano libero (Esl) in un comunicato all’indomani della dichiarazione da parte del governo di possedere armi chimiche e di essere pronto a utilizzarle in caso di «aggressione esterna». Secondo Israele inoltre le armi chimiche siriane non sono puntate verso Tel Aviv ma il presidente siriano Bashar Assad potrebbe farvi ricorso contro gli insorti nel suo Paese: lo ha affermato l’ex capo dell’intelligence militare israeliana gen. Amos Yadlin. Queste affermazioni, rilasciate alla radio militare, giungono mentre la stampa locale dedica grande attenzione ai pericoli che potrebbero scaturire se armi non convenzionali siriane cadessero nelle mani di insorti o degli Hezbollah libanesi. Nel tentativo di placare le apprensioni dei suoi connazionali, Yadlin ha notato che la manipolazione delle diverse componenti delle armi chimiche è estremamente complessa, e così pure la loro introduzione in testate missilistiche. Ma non solo. Un eventuale trasferimento di armi chimiche dal regime siriano nella mani di Hezbollah per Israele rappresenterebbe un chiaro «casus belli». È l’avvertimento lanciato dal ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, durante una conferenza stampa al termine del Consiglio Ue-Israele a Bruxelles. In questo scenario, ha avvertito il leader ultranazionalista, lo Stato ebraico «agirebbe in modo deciso e senza esitazioni o restrizioni».
BILANCIO VITTIME E SFOLLATI – Il bilancio provvisorio delle vittime è di almeno 33 morti, tra cui 6 bambini. Lo riferisce l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani, secondo il quale «le truppe siriane hanno ucciso almeno 7 civili, inclusi 6 bimbi, martellando la città assediata con l’artiglieria». Altri 7 morti si sono registrati nella seconda città siriana, Aleppo, dove le forze di sicurezza di Assad hanno represso nel sangue una rivolta nel carcere di della città. Inoltre È salita fino a un milione e mezzo la stima del numero di sfollati interni in Siria dall’inizio delle violenze. Lo ha detto oggi Ginevra la portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) Melissa Fleming citando gli ultimi dati della società della Mezzaluna rossa siriana.
ARRESTI NEI CAMPI PROFUGHI – Nel frattempo le autorità turche hanno arrestato 50 siriani presenti nei campi profughi allestiti lungo il confine tra Turchia e Siria, in seguito agli scontri avvenuti nei giorni scorsi in quella zona. Secondo quanto riferisce l’inviato della tv araba al-Jazeera, le forze di sicurezza turche hanno fermato 50 persone con l’accusa di essere legate al regime di Bashar al-Assad e di essere state incaricate di creare disordini all’interno dei campi profughi siriani, allestiti dopo l’inizio della rivolta in Siria. Nei giorni scorsi si sono registrate proteste nei campi per la mancanza di cibo e acqua.