IL MARCIATORE POSITIVO AL DOPING: «Non ero lucido: volevo tutto e ora ho perso tutto». «Ho comprato l’Epo in una farmacia turca. La cosa più difficile è stato mentire a Carolina». La fidanzata di alex schwazer| La confessione, la rabbia, il perdono. «Continuo a fidarmi di lui». Le scatole nel frigo l’avevano insospettita, ma Alex le aveva spiegato che erano vitamine
BOLZANO – Dopo lo choc, il marciatore Alex Schwazer si presenta in conferenza stampa a Bolzano con lo sguardo basso. Piange, scuote la testa e chiede scusa. «Ho fatto un grande errore. E l’ho fatto tutto da solo: sono andato in Turchia dove in farmacia si può comprare l’Epo senza troppi problemi. Non chiedo riduzioni di pena, il doping per me merita la squalifica a vita» dice l’atleta di Vipiteno. Le parole più accorate sono quelle per difendere la fidanzata Carolina Kostner. «La cosa più difficile è stato mentirle. Lei non sapeva niente. Aspettavo che andasse all’allenamento per chiudermi in bagno e farmi l’iniezione. È stato terribile».
TRE SETTIMANE DA INCUBO – «Queste tre settimane sono state quelle più difficili della mia vita – racconta il marciatore altoatesino sospeso dal Tribunale nazionale del Coni – Si dice sempre che con il doping si va più forte, ma per me è stata una mazzata, perchè ho dovuto dire bugie a tutti le persone più care. Mi alzavo alle 2, alle 3, perchè sapevo che dalle 6 in poi sarebbe potuto arrivare un controllo antidoping».
L’ERRORE DECISIVO – «Volevo tornare più forte di prima e non sono più riuscito a dire no all’Epo» racconta Schwazer. «Ho vissuto tre anni difficili come atleta. Dopo gli Europei del 2012 non sono stato bene e ho detto anche che volevo smettere. Non ero più lucido: non avevo più piacere ad allenarmi 35 ore alla settimana. Arrivavo alla sera distrutto e vedo la mia fidanzata solo una volta al mese. Solo a sapere che dovevo faticare mi veniva la nausea» racconta. La pressione per le Olimpiadi alle porte ha definitivamente rotto l’equilibrio già fragile di Schwazer: «Ho fatto la scelta sbagliata: correre anche la 20 chilometri. Con i 50 mi sarei potuto battere tranquillamente. Ma ho avuto paura di fallire: volevo tutto e ho perso tutto».
DA SOLO – La scelta del doping è stata solitaria. «Ho fatto tutto da solo. Non volevo mettere nessuno in mezzo, il mio allenatore soprattutto. Con le intercettazioni e tutto, ero certo che in Italia non potevo farlo – ammette – Così mi sono informato su internet. Sono andato in Turchia, ad Antalia a settembre, da solo e ho comprato l’Epo in farmacia. In Italia c’è bisogno di una ricetta medica, lì con 1.500 euro in mano vi assicuro che nessuno fa problemi. Ho preso il pacco e sono tornato in Italia».
IL CONTROLLO A CASA – «Ho iniziato a farmi l’Epo subito dopo il controllo doping del 13 di luglio. Il 29 luglio ho fatto l’ultima iniezione, lo ricordo anche perchè era il compleanno di mia madre. Sono tornato a casa per prendere un documento necessario per le Olimpiadi». Ma poi, a sorpresa, è arrivato il controllo. «Il 30 hanno suonato alla porta e io ero certo che fosse il controllo antidoping. Potevo dire a mia madre di non rispondere o di dire che io non ero in casa. Sarebbe stato un controllo mancato e non sarebbe successo niente visto che se ne possono saltare due all’anno – racconta -. Ma non avevo più la forza di mentire. E volevo solo che tutto questo finisse. Mi vergogno tanto, ma sono anche contento di poter ricominciare la mia vita».
CAROLINA – Schwazer chiede scusa soprattutto alla fidanzata, la pattinatrice Carolina Kostner. «Lei non c’entra niente, non sapeva nulla di quello che facevo. Io le avevo detto che le medicine nel frigo erano vitamina B12. Aspettavo che andasse all’allenamento per farmi l’iniezione in vena. E vi assicuro che non ce la facevo più». Dopo i risultati del controllo doping, «Carolina è stata la prima a cui l’ho detto. Con lei non c’è nessuna rivalità e non mi ha abbandonato: è stata la persona che mi è stata più vicina in questo momento». E cosa ha detto la pattinatrice? «Che dovevo chiedere scusa a me stesso. Che sarei potuto arrivare tranquillamente decimo. Ma io avevo paura di fallire».
IL DOTTOR FERRARI -«Conosco il personaggio» dice Schwazer sul dottor Michele Ferrari. «L’ho conosciuto nel 2009 per avere da lui consigli tecnici, nient’altro. L’ho incontrato in tutta la mia vita 5 o 6 volte. Mi ha dato dei consigli e mi ha fatto delle tabelle di allenamento. Basta, non ho mai preso niente da lui. Ferrari non l’ho sentito più dal 2011 da quando ho scoperto il casino con i ciclisti» dice l’atleta.
NUOVI CONTROLLI – Durante la conferenza stampa, il Cio ha fatto sapere che i campioni di urina prelevati dopo la finale della 50 chilometri di marcia alle Olimpiadi di Pechino 2008 al Alex Schwazer potrebbero essere sottoposti a nuove analisi. Schwazer non ha protestato, anzi: «Le mie medaglie sono tutte pulite. I test lo dimostreranno perché i valori non mentono: quando ho vinto l’oro avevo valori ematici di un anemico».
«NON VOGLIO COPRIRE NESSUNO» – In molti hanno dubitato sul fatto che Schwazer abbia potuto davvero fare tutto da solo. E poi chiarisce: « Se Ferrari mi avesse dato un solo farmaco io l’avrei detto. Non voglio coprire nessuno. Perchè non voglio tornare a gareggiare, non cerco sconti. E perchè io in questo momento voglio solo liberarmi di questo peso» dice.
CARABINIERE – «Domani vado a Bologna e restituisco pistola e tesserino. Senza l’arma dei carabinieri, a 18 anni, io non avrei potuto allenarmi – dice Schwazer – I gruppi sportivi sono criticati ma, se non ci fossero loro, gli sport minori non esisterebbero. La mia carriera è stata questa grazie a loro». «Con la scelta di doparmi – spiega l’azzurro – ho deluso tanta gente e chiedo scusa. Ho tradito loro fiducia, spero che si possa andare avanti».
NON DOPATEVI – L’appello ai giovani: «Io mi allenavo tranquillamente. Facevo il mio lavoro. Ma lo stress è stato troppo. Quello che posso dire ai giovani: non vi dopate. Non ha alcun senso».
LONDRA – Le conseguenze dell’amore, certe volte, non sono prevedibili. Quelle scatolette anonime di farmacia sul ripiano del frigo della casetta di Oberstdorf, per esempio, dove di solito mamma Patrizia Kostner deposita, proveniente da Ortisei, l’impasto fresco per i canederli e la pizza. Carolina credeva fossero vitamine, perché così Alex le aveva detto. E quell’agitazione nevrotica che gli aveva chiuso lo stomaco, scavato le occhiaie, prosciugato i muscoli, quelle notti insonni nella settimana trascorsa in Germania a cavallo del controllo antidoping del 30 luglio, capolinea della lunga marcia. Carolina era convinta si trattasse della tensione montante per Londra 2012; invece era il fucile a canna doppia (20 km e 50 km) che si era puntato, da solo, alla tempia.
Oggi che Alex Schwazer è ufficialmente il primo clamoroso caso doping dell’Olimpiade dell’Italia, un oro no contest alla fragilità umana di un ragazzo di provincia terrorizzato dalle sfide della vita, Carolina Kostner è tornata ad allenarsi sul ghiaccio con coach Huth («Questa è la mia passione e questo è il mio futuro») a distanza però senza sbattere la porta in faccia all’anima sottile di cui s’innamorò perdutamente quattro anni fa tra una trottola e un doppio Axel, il giorno in cui le dissero che al telefono c’era un marciatore biondo che la cercava e la sventurata, con il cuore in tumulto, rispose.
No, Carolina non lascerà Alex. Non ora, mai a caldo. Lui sta sgranando il suo rosario di penose interviste (martedì il Tg1 e mercoledì una conferenza stampa a Bolzano) e Carolina, da Oberstdorf, dove sta preparando la stagione che scatterà con gli Assoluti (nessun mistero: a Courmayeur, a dicembre) e culminerà con il Mondiale in Canada dove difenderà l’oro di Nizza, chiama in continuazione Giulia Mancini, la manager in comune. «Come sta Alex? Ha mangiato qualcosa? È più tranquillo?». Lo tsunami li ha travolti insieme, Alex era a Oberstdorf da Carolina quando è stato testato e quando ha saputo della positività. Ha aspettato che lei tornasse dal palaghiaccio, le ha chiesto di sedersi, è scoppiato a piangere, e poi non ha più smesso. Con l’atleta dopato la Kostner non vuole più avere niente a che fare ma dal ragazzo che ha sbagliato (e pagherà caro) non vuole separarsi. «Resto al suo fianco» ha detto a mamma Patrizia e papà Erwin, precipitosamente rientrati a Ortisei: erano in partenza per Londra, dove sabato avrebbero voluto applaudire nella 50 km quel giovane altoatesino che avevano accolto come un figlio, la zia Margherita stravedeva per le sue battute sagaci, le imitazioni, la serietà nell’approccio allo sport, il trasporto che dedicava a Carolina, unico strappo in un’esistenza da monaco tibetano.
Erwin, allenatore di hockey, è sbottato: «Non ci credo, non ho parole…». Poi Carolina gli ha spiegato che sbagliare è umano, che di Alex Schwazer continua a fidarsi, è l’atleta orgoglioso ossessionato dal successo, che patisce il ruolo di principe consorte («È sempre stato difficile essere il fidanzato di…» ha detto martedì alla Rai), che non intende più frequentare.
Possibile che Carolina non sapesse? Schwazer è stato con lei sette giorni. La mattina si allenava lui, il pomeriggio lei, e la sera Alex si ritirava (per non chiudere occhio) alle dieci. Fidanzati per modo di dire, con due ingombranti Olimpiadi (Londra 2012 e Sochi 2014) e troppi fantasmi dentro il letto. Pallido, scheletrico, silenzioso perché perseguitato e roso dal senso di colpa. Carolina non ha avuto dubbi: sta cercando la concentrazione per i Giochi, si è detta.
Hanno litigato, dopo. Carolina gli ha sbattuto in faccia la sua rabbia indignata e Alex le ha chiesto scusa. Sono rimasti insieme fino a lunedì sera; martedì mattina alle 9 Schwazer si è messo in macchina verso Bolzano, non prima che la Kostner si assicurasse che fosse stata tesa, a valle, una rete di protezione per il suo ragazzo – famiglia, amici, management, tutti sotto choc ma uniti nel dramma umano -, temendo seriamente per la sua salute.
La vera marcia di Alex Schwazer e Carolina Kostner comincia ora. La carriera della più bella creatura sul ghiaccio, continua: il 20 agosto, a Bolzano, è prevista una conferenza stampa per annunciare i nuovi programmi, da Opera on Ice all’Europeo, che non è stata cancellata. Il presente di Alex, senza sponsor, contributi federali e (probabilmente) Arma, è da inventare.
C’è Carolina, intanto. «Io gli sto vicino, nonostante tutto». Nonostante le conseguenze dell’amore.