LO STABILIMENTO SIDERURGICO A RISCHIO CHIUSURA. Contestato lo stop degli impianti deciso dal gip Todisco. I sindacati proclamano 2 ore di sciopero. Tolto il blocco sull’Appia. Intervento del ministro della giustizia. Gli epidemiologi: «Risultati della perizia affidabili». Si parla di un aumento dei tumori del 15%. Garattini: no allarmismo.
TARANTO – Il governo ha intenzione di fare ricorso alla Consulta per contestare i provvedimenti della magistratura che rischiano di portare alla chiusura degli impianti dell’Ilva di Taranto. Lo ha detto al Gr1 il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà.
LA LINEA DEL GOVERNO – «Partiamo dal presupposto che la tutela della salute e dell’ambiente è un valore fondamentale che anche il governo vuole perseguire e anche dal presupposto che noi rispettiamo le sentenze dei giudici. Però, alcune volte queste sentenze – ha spiegato Catricalà – non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire e quindi noi chiederemo alla Corte Costituzionale di verificare se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale».
RISCHIO SCONTRO CON LA MAGISTRATURA – A proposito del rischio di uno scontro con la magistratura, il sottosegretario ha replicato: «No. Noi contestiamo un singolo atto ritenendolo sproporzionato. Noi abbiamo stabilito con un decreto legge in linea con un orientamento preciso del Tribunale della Libertà di continuare le lavorazioni che non sono dannose, che non sono nocive e nel frattempo cominciare seriamente la politica di risanamento. E abbiamo stanziato centinaia di milioni proprio per questo. Questo decreto legge resterebbe privo di qualsiasi valore se l’industria dovesse smettere di lavorare, se il forno si dovesse spegnere. Sarebbe un fatto gravissimo per l’economia nazionale, sarebbe un fatto grave non solo per la Puglia ma per l’intera produzione dell’acciaio in Italia». Infine, Catricalà ha spiegato che i ministri che saranno in missione a Taranto il 17 agosto «dovranno parlare con il Presidente della Regione, con la Provincia, con il Comune. Speriamo che possano parlare anche con il Procuratore della Repubblica. È chiaro che dovranno parlare anche con Ilva. La missione è molto importante e potrebbe anche servire a evitare il ricorso alla Corte Costituzionale».
L’ANM: SE LA POLITICA FALLISCE – Maurizio Carbone, segretario dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm), ha una sua idea a proposito del caso Ilva: «Quando la magistratura è costretta ad intervenire in casi come questi – dice alla Stampa – è perché sono venuti meno ai loro compiti la politica e gli organi di controllo amministrativi».
LO SCIOPERO E IL BLOCCO – Due ore di sciopero proclamato dalle sigle sindacali Fim e Uilm hanno rallentato la produzione nello stabilimento. I lavoratori di Taranto in mattinata hanno occupato la statale Appia che collega la città a Brindisi. Il blocco è stato tolto intorno alle 13.
MILANO – «Auspico che una soluzione alla necessità di contemperare le esigenze ambientali con quelle occupazionali e della salute dei cittadini si possa e si debba trovare. Questa è la strada che il governo intende intraprendere». La nota del ministro della Giustizia Paola Severino arriva all’indomani della diffusione dei risultati dello studio “Sentieri” (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), che indica un’incidenza di tumori maggiore del 15% (con un picco del 30% in più per quelli al polmone) nell’area dell’Ilva di Taranto. L’Istituto superiore di sanità sulla base di quel testo ha presentato una relazione al ministro della Salute Renato Balduzzi. Il 17 agosto un gruppo di ministri andrà a fare un’ispezione (Passera, Clini e la stessa Severino, mentre Balduzzi dovrebbe andare a Taranto ai primi di settembre): «Per quanto è di mia competenza resto in costante contatto con la Presidenza del Consiglio e con i ministri che si recheranno presso gli stabilimenti dell’Ilva» fa sapere il Guardasigilli, che intanto ha chiesto l’acquisizione dei due provvedimenti con cui il gip di Taranto Patrizia Todisco ha ribadito il sequestro degli impianti e revocato la nomina di Bruno Ferrante dall’incarico di custode giudiziario dell’azienda siderurgica per conflitto d’interessi. Contro i due provvedimenti e il conseguente stop degli impianti il governo potrebbe ricorrere alla Consulta.
I NUMERI – Nei prossimi giorni sul tavolo del ministro Balduzzi arriveranno altri dati sul rischio per la salute dal Centro per il controllo delle malattie e dall’Asl pugliese che ha condotto un’indagine con l’Istituto superiore di sanità, mentre lo studio “Sentieri” (che riguarda 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche ed è stato già pubblicato sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione) saranno presentati al Ministero il 18 settembre: vi si legge che nell’area di Taranto sono stati rilevati un «eccesso di circa il 30% nella mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi, un eccesso compreso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute», e un aumento de 10% nella mortalità per le malattie dell’apparato respiratorio. E ancora: «incrementi significativi della mortalità rispetto al resto della Puglia si verificano per tutte le cause e tutti i tumori. Tra questi mesoteliomi pleurici, neoplasie epatiche, polmonari, linfomi, demenze e malattie ischemiche del cuore». Nelle conclusioni si afferma che nel periodo 1995-2008 i dati mostrano un quadro della mortalità per la popolazione residente nel sito di Taranto «che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre».
ALTE CONCENTRAZIONI – Gli incrementi di rischio sono riferibili, secondo gli autori, a esposizioni professionali a sostanze chimiche utilizzate o emesse nei processi produttivi presenti nell’area. Questi stessi inquinanti sono presenti anche nell’ambiente di vita a concentrazioni alte. Un elemento che spiega come mai i tassi di maggiore rischio di mortalità per tumore nella zona si registra in entrambi i sessi e non solo fra i lavoratori, ma anche nei bambini. Anche con rischi prima della nascita: c’è un eccesso del 15% di mortalità legata alle malformazioni congenite. L’Associazione Italiana di Epidemiologia considera «solidi e affidabili i risultati della perizia epidemiologica che ha permesso al gip di Taranto di quantificare i danni sanitari determinati, sia nel passato sia nel presente, dalle emissioni nocive degli impianti dell’Ilva». L’associazione auspica che la proprietà dell’Ilva, «responsabile dei danni rilevati dalla magistratura, metta in atto in tempi brevi tutte le azioni di adeguamento e bonifica richieste, permettendo il dissequestro tempestivo degli impianti e non facendo ricadere sui lavoratori le conseguenze nefaste delle proprie scelte che già hanno danneggiato la popolazione».
GARATTINI – Fa dei distinguo Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. Il suo nome è stato tirato in ballo insieme a quello dell’oncologo Umberto Veronesi in un’intervista del Corriere della Sera a Bruno Ferrante, neo presidente dell’Ilva, come possibili candidati per la costituzione di un gruppo di scienziati in grado affrontare in maniera indipendente l’emergenza inquinamento a Taranto. «I dati sull’incremento dei casi di tumore vanno valutati molto attentamente e bisognerebbe vedere come è stato condotto lo studio. Questa tipologia di problemi va infatti osservata in modo adeguato, perché c’è sempre il rischio di creare da una parte un eccesso di allarmismo, e dall’altra di sottovalutare i risultati» spiega Garattini. Secondo l’esperto, «non si può ascrivere un fenomeno generalizzato ad una sola causa, ma vanno analizzate anche le concause e le possibilità di intervento». Il farmacologo si dice inoltre disponibile a «mettere la sua esperienza e le sue conoscenze al servizio dello Stato per il caso Ilva di Taranto, ma per ora non ho ricevuto alcuna chiamata o invito».