LA CRISI DELL’EURO E LA BCE. Il presidente della Banca centrale tedesca: «Mi batto per un euro dia forte come il marco». «Idea scabrosa il tetto agli spread».
La Bundesbank di Jens Weidmann di nuovo all’attacco della Bce guidata da Mario Draghi. A differenza di quanto sostiene quest’ultimo, non è compito della Banca centrale europea, ammonisce il presidente Weidmann, numero uno della Buba, «garantire la permanenza di un Paese nell’Eurozona a qualunque costo». Finanziare i Paesi in crisi attraverso l’acquisto di bond, sostiene Weidmann in un’intervista al settimanale tedesco «Spiegel», equivale a somministrare droga a un tossicodipendente.
COME DROGA – «Non bisogna sottovalutare il pericolo che il finanziamento da parte della banca centrale possa rendere dipendenti come una droga», ha detto aggiungendo che «una tale politica è a mio giudizio assimilabile a un finanziamento degli Stati stampando moneta».
Per Weidmann «in democrazia devono essere i Parlamenti, e non le banche centrali, a decidere di una tale condivisione dei rischi». «La manna delle banche centrali attirerà avidità senza fine» ha sostenuto ancora il presidente della Banca centrale tedesca.
LA GRECIA – Per quanto riguarda la possibile uscita della Grecia dalla moneta unica, secondo Weidmann, sarà importante che «non si verifichi un’ulteriore perdita di fiducia nell’unione monetaria e che gli obblighi derivanti dai programmi di aiuti mantengano la loro credibilità».
L’ITALIA E QUELL’IDEA SCABROSA – Il governo italiano sta lavorando bene, ma non tocca alla Bce fissare un tetto allo spread. «Irlanda e Portogallo hanno già ottenuto rimarchevoli progressi con le loro riforme, valuto positivamente anche le misure prese in Spagna e in Italia» ha detto Wiedmann. «Ciò su cui non sono d’accordo – ha precisato – è il fatto che in questa crisi qualcuno vuole far credere che sia solo la banca centrale a poter impedire un aumento dei tassi di interesse considerato critico. Il modo migliore per ridurre durevolmente lo spread è la decisa applicazione delle promesse e degli accordi». Perchè, in definitiva, «fissare i tassi di inflazione per i titoli di Stato è per me un’idea scabrosa. Non credo di essere il solo ad avere mal di pancia al riguardo».
NON SONO L’ULTIMO DEI MOHICANI – «Non sono stato affatto il solo a giudicare criticamente l’acquisti di bond compiuti finora. E in questo modo la Bce non può risolvere durevolmente i problemi, corre invece il rischio di crearne di nuovi». Alla domanda se sapesse cosa lo avrebbe aspettato arrivando nel board della Bce, Weidmann risponde che era pienamente consapevole. «Sapevo quale situazione mi attendeva, ma sono convinto che valga la pena di battersi per la stabilità monetaria e per il successo dell’euro a lungo termine». Il voto del presidente della Buba è stato l’unico contro l’eventuale ativazione di un piano di acquisto illimitato di Bond nell’ultimo diretto della Bce. Weidmann ha escluso in ogni caso le dimissione dal board di Francoforte, come hanno fatto i suoi ex colleghi Axel Weber e Juergen Stark: «Il modo migliore di svolgere il mio compito è di restare in carica. Voglio lavorare affinchè l’euro resti forte come era il marco».