LA CRISI. Nelle famiglie crolla la spesa: -10,1% per i beni durevoli, -3,5% per quelli non durevoli. Aumenta la spesa della P.A..
L’Istat rivede al ribasso la stima sul Pil nel secondo trimestre 2012, che così segna il livello tendenziale più basso da fine 2009. Nel periodo aprile-giugno, riferisce l’Istituto di statistica, il prodotto interno lordo espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, e del 2,6% rispetto al secondo trimestre 2011. Le stime iniziali indicavano un -0,7% congiunturale e un -2,5% tendenziale. La variazione acquisita per il 2012 è quindi pari a -2,1 per cento.
AUMENTANO LE ESPORTAZIONI – Scendendo nel dettaglio, l’analisi evidenzia come rispetto al trimestre precedente i principali aggregati della domanda interna siano diminuiti dello 0,7% per i consumi finali nazionali e del 2,3% per gli investimenti fissi lordi. In calo anche le importazioni, che hanno registrato un -0,4%, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,2%.
CROLLO DEI CONSUMI FAMILIARI – I settori di attività più penalizzati risultano essere l’agricoltura (-1,9%) e l’industria (-1,6%), seguite da un calo nei servizi dello -0,5%. Aumenta la spesa della pubblica amministrazione (+0,2%), mentre cala quella delle famiglie, – 1%. Il calo su base tendenziale è -3,5% e si registra una flessione del 10,1% per gli acquisti di beni durevoli, del 3,5% per quelli di beni non durevoli e dell’1,1% per gli acquisti di servizi. Gl investimenti fissi lordi hanno segnato nel complesso un calo del 9,5%. In particolare si registrano flessioni tendenziali del 10,4% della spesa in macchinari e altri prodotti, del 22,4% degli investimenti in mezzi di trasporto e del 6,3% degli investimenti in costruzioni.
ITALIA DIETRO USA, GIAPPONE ED EUROZONA – Con questo valore, stima l’Istat, l’Italia si colloca dietro a tutte le grandi economie del pianeta: il Pil degli Stati Uniti nel secondo trimestre, in termini congiunturali, è aumentato dello 0,4%; in Germania dello 0,3%; è rimasto stazionario in Francia. In Gran Bretagna, invece, è diminuito dello 0,5%. In termini tendenziali, invece, si sono registrati incrementi del 3,6% in Giappone, del 2,3% negli Stati Uniti, dell’1,0% in Germania e dello 0,3% in Francia (nel Regno Unito il Pil è invece diminuito dello 0,5%). Complessivamente l’area Euro ha registrato un calo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in confronto allo stesso trimestre del 2011. Secondo il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, i dati riflettono le incertezze legate all’unione monetaria e al futuro dell’euro. Ciononostante potrebbero migliorare: «nel secondo trimestre la situazione è stata brutta, ma la possibilitá di invertire questa tendenza è ancora alla nostra portata».