CONSIGLIO REGIONALE LAZIO. Approvate prime misure per ridurre spese. Colosimo nuovo capogruppo Pdl. Opposizione: dopo tagli mozione sfiducia. Le carte: «Così il presidente Abbruzzese spartiva i soldi». Si era perso il senso della misura, tutti volevano denaro.
ROMA – Giornata decisiva per il Consiglio regionale del Lazio con la seduta per formalizzare i tagli stabiliti nei giorni scorsi: se passano, ha fatto sapere la presidente Polverini non si dimetterà. «Decido venerdì, ma se approvano i tagli in consiglio, resto», aveva detto. E ha rilanciato: «Se oggi il Consiglio dimostra, e sono sicura che farà così, che c’è la consapevolezza di poter andare avanti malgrado ciò che ho definito una catastrofe politica ancora da superare, saremo in grado di trasformare in questi due anni e mezzo questa Regione. Con il taglio delle Commissioni da 20 a 8 e con tutti gli altri provvedimenti già trasformati in atti quest’anno porteremo 20 milioni di risparmio». Ma la seduta si apre senza la presidente che quando il Consiglio regionale del Lazio poco prima delle 14 approvato all’unanimità la proposta di legge 388 che prevede la soppressione delle tre commissioni speciali non era ancora in aula. E’ arrivata poco dopo.
ABRUZZESE – Chi alle dimissioni non pensa affatto è il presidente del consiglio regionale laziale Mario Abruzzese che prima di aprire la seduta ha ribadito: «Perché dovrei dimettermi?». Dopo aver aperto la seduta, Abruzzese ha elencato le prime misure relative a riduzione delle spese. Abbruzzese ha ripercorso i tagli effettuati finora dall’ufficio di presidenza della Pisana, tra cui la revoca delle auto blu e la pubblicazione degli atti dell’ufficio di presidenza. La discussione è iniziata con la proposta di legge 388 del 18 settembre «Modifica legge regionale 21 dicembre 2010»’, cioè la soppressione delle commissioni speciali. Proposta su cui tutti i partiti si stanno dichiarando favorevoli.
NUOVO CAPOGRUPPO PDL – Il Pdl ha un nuovo capogruppo: è la ventiseienne Chiara Colosimo : «Sarò la paladina anticasta», promette. Intanto davanti alla sede del Consiglio alla Pisana è apparso uno striscione della Federazione della Sinistra con «Polverini vattene».
OPPOSIZIONE: MOZIONE SFIDUCIA – Il capogruppo del Pd alla Pisana, Esterino Montino, ha confermato che al termine della seduta odierna le opposizioni presenteranno e depositeranno la mozione di sfiducia verso la governatrice Renata Polverini. La mozione però non sarà messa ai voti oggi, dal momento che l’aula voterà la sola riduzione del numero delle commissioni, ma tra due sedute. Nella prossima, infatti, si discuterà delle proposte presentate sempre dalle opposizioni per la riduzione dei costi della politica. «Oggi l’opposizione vota con la maggioranza per abrogare le commissioni speciali e per portare ad otto le commissioni. Finito questo le opposizioni depositeranno la richiesta delle dimissioni della Polverini», ha annunciato Montino. Le dimissioni della presidente Polverini vengono chieste anche dai Radicali: «Spero che prendendo atto della situazione politica non più tollerabile, la presidente prenda atto della situazione e si dimetta», ha detto il consigliere regionale del Lazio, Rocco Berardo. Rivolgendosi al presidente dell’assemblea, Mario Abbruzzese, Berardo ha detto: «Noi volevamo tutto online, gliel’abbiamo detto dal primo giorno. Lei ha detto ‘in un altro momentò e mi auguro che la prossima seduta possa essere quella giusta». Un invito a distinguere viene dal capogruppo di Sel alla Regione Lazio Luigi Nieri: «Vorrei che si facesse chiarezza sui bilanci dei consiglieri, sono stanco di finire sui giornali e passare come ladro, non siamo tutti uguali. Leggo cifre sempre diverse, non sappiamo più neanche noi a quanto ammontano i bilanci».
DESTINO INCERTO – Il destino di Renata Polverini, travolta dal caso Fiorito, resta incerto. Ha incassato il sostegno di tutto lo stato maggiore del Pdl, riunito a palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi («Berlusconi ha confermato quanto detto nei giorni precedenti ma la cosa che mi ha fatto più piacere è che me lo hanno detto tanti anziani qui, questa mattina», ha detto Polverini). La presidente ha ottenuto la testa del capogruppo consiliare Francesco Battistoni (fedelissimo di Antonio Tajani e dato vicino a Fabio Rampelli), sostituito da Chiara Colosimo. Ma il timore che la bufera giudiziaria possa presto travolgere altri esponenti di spicco del partito, in primis il presidente del Consiglio regionale, Mario Abruzzese, preoccupa molto la governatrice.
APPOGGIO PDL – Polverini, raccontano, è confortata dall’appoggio del Cavaliere ma non si sente del tutto sicura. Attende con ansia l’esito del Consiglio regionale di venerdì alle 11.30, (per capire chi sarà con lei) e vuol rendersi conto di dove porteranno gli sviluppi della vicenda. Incassa la solidarietà del Pdl: «È un momento difficile per il Paese, la politica e il Pdl. La moralità delle persone però si vede, con la capacità di reagire e farsi capire. La Polverini? Chi non ha nulla da temere deve rimanere al proprio posto mettendoci la faccia. Il presidente Polverini è vittima e per questo motivo chiediamo che rimanga assicurando il nostro appoggio» dice Gaetano Quagliariello. Lo stato maggiore di via dell’Umiltà prova così a lasciarsi alle spalle il caso Lazio. «Per noi il caso è chiuso, il Pdl ha fatto tutto quello che doveva fare», taglia corto Ignazio La Russa.
INCHIESTA – Ma la situazione è critica. «Dopo le dimissioni di Battistoni se l’inchiesta dovesse arrivare ad altri come Abruzzese, difficilmente Renata potrà difendersi assicurando di non sapere nulla della gestione Fiorito sui fondi», confida un autorevole esponente azzurro che sta seguendo da vicino il dossier Lazio.
ROMA – Ci sono i «ladri» che si facevano saldare le fatture false e i vertici che avallavano la distribuzione irregolare dei fondi. Ci sono le spese folli di chi avrebbe invece dovuto controllare la regolarità dei finanziamenti. E poi ci sono i parenti assunti come dirigenti, i consulenti pagati a peso d’oro, le vacanze da sogno trasformate in «missioni» politiche. Ma ci sono anche le cifre che lui stesso è accusato di aver rubato. Le prime verifiche dimostrano che è molto più di quanto si credeva: oltre un milione di euro spostato sui propri conti in Italia e all’estero.
Eccolo il «sistema» Lazio raccontato da Franco Fiorito. Ecco le accuse contro i suoi colleghi di partito, le bordate contro la governatrice Renata Polverini e il presidente del Consiglio Mario Abbruzzese. Ma anche i sospetti lanciati contro gli altri partiti. Il verbale che dà conto delle sette ore di interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al sostituto Alberto Pioletti entra nei dettagli delle ruberie, elencando nomi e circostanze che hanno segnato questi due anni di governo. Non si salva «er Batman» dall’accusa di peculato, ma prima di cadere trascina tutti con sé. In realtà quando cominciano a filtrare le dichiarazioni su quanto ha raccontato ai magistrati nega di aver parlato del governatore. Ma sono i suoi legali Carlo Taormina ed Enrico Pavia a rilanciare: «Ci saranno sviluppi clamorosi».
Polverini e il patto occulto
Scandisce Fiorito di fronte ai pubblici ministeri: «Mi risulta che anche gli altri gruppi siano nelle condizioni del Pdl e quindi chiedo formalmente l’acquisizione della documentazione che riguarda l’intero consiglio». Già giovedì gli investigatori del Nucleo valutario sono tornati negli uffici della Regione per acquisire i documenti che riguardano l’erogazione dei fondi a tutte le formazioni. Altre carte sono state prese nella filiale Unicredit interna al palazzo dove sono aperti i conti correnti dei partiti sui quali vengono addebitate le somme elargite mensilmente. Poi interrogano lo stesso Abbruzzese, dopo che ieri era stato ascoltato – sempre come testimone – il segretario Nazzareno Cicinelli.
È una verifica necessaria visto che l’ex capogruppo afferma: «È stato l’ufficio di presidenza del Consiglio a fissare le regole ma le indicazioni su come erogare i finanziamenti sono arrivati dalla Giunte regionale. E dunque Renata Polverini sapeva perfettamente come funzionava, non poteva ignorare che si fosse deciso di assegnare 100 mila euro ad ogni consigliere che però potevano essere aumentati fino a 300 mila. Anche perché lei stessa è sostenuta da una lista che porta il suo nome, godeva di queste elargizioni e provvedeva poi alla spartizione tra i vari consiglieri. C’era un accordo per consentire una simile procedura e, a seconda dell’incarico ricoperto, si riuscivano ad ottenere somme sempre più alte». Usa toni pesanti quando parla della gestione di Abbruzzese. «Perché – spiega – dopo la delibera della Giunta era lui a verificare tutte le voci di bilancio – dai trasporti, alla scuola – e reperire da quegli accantonamenti i soldi necessari a far sì che ogni consigliere avesse garantiti almeno i 100 mila euro».
La lettera di luglio
Proprio per dimostrare come tutti fossero informati delle «irregolarità», Fiorito consegna ai magistrati la copia di una lettera che ha inviato ai consiglieri del Pdl, alla Polverini, ad Abbruzzese e al suo vice De Romanis il 18 luglio scorso e nella quale affermava: «Sollecitato da alcuni zelanti colleghi ho proceduto ad una serie di controlli sui documenti giustificativi delle spese effettuate. Trovando una situazione assolutamente insostenibile con assenze totali di documentazioni in alcuni casi e con giustificazioni diciamo così “da approfondire” eccessivamente generiche e prive di riscontri effettivi. Ovviamente scrivo sperando nella buona fede di ciascuno e nella immediata capacità di ognuno di fornire risposte rapide ed efficaci». Ed ecco le comunicazioni personali: «Ho già inviato una serie di missive per i casi più evidenti, per le quali attendo risposta immediata comunicando sin da ora che non potranno essere tollerati equivoci di alcun genere e che ove necessario agirò a mia e nostra tutela». In quei giorni la polemica sull’allegra gestione era già cominciata, dunque si sta verificando se la scelta di Fiorito potesse essere legata alla necessità di ottenere una «copertura».
«Ossessionato da otto “ladri”»
Nelle due casse di documenti consegnate agli investigatori ci sono le «schede» dei sedici consiglieri del Pdl. Ma è su otto che si concentrano i sospetti di Fiorito. Elenca i loro nomi e poi racconta in base a quali circostanze si sia convinto della possibilità che una parte della documentazione contabile che gli consegnavano per avere i soldi «fosse falsa». «Si era perso il senso della misura, ormai non si faceva più politica e ormai i consiglieri erano anche in lotta tra di loro per ottenere il denaro. Chiedevano tutti soldi, erano diventati insopportabili, una persecuzione. Mi telefonavano continuamente o mi aspettavano fuori dall’ufficio per chiedermi soldi per cene, book fotografici, manifestazioni. Mi sono stati chiesti anche 10 mila euro per una cena di 300 persone in locali in cui non so se potessero contenere tutte quelle persone».
Poi l’ex capogruppo cita nomi e circostanze. Di Lidia Nobili che chiama «albero di Natale» per il suo look eccentrico dice: «Ormai era diventata una vicenda umana, mi perseguitava per chiedermi soldi, più di quanti gliene spettassero». Elargizioni pesanti anche per Chiara Colosimo «che prese almeno 50 mila euro per le manifestazioni alle quali partecipavano Giorgia Meloni e Fabio Rampelli». Se Carlo De Romanis «otteneva i finanziamenti per i giovani del Ppe», Giancarlo Miele «si concentrava sui buoni benzina, sulle cravatte e sulle cene», mentre Andrea Bernaudo «credo abbia concesso consulenze fittizie». Nell’elenco dei «cattivi» Fiorito inserisce anche Veronica Cappellaro e Romolo Del Balzo che, aveva già raccontato, «ha sistemato alla Regione i suoi parenti». In realtà non è l’unico. Anche il segretario Salvatore Ronghi è riuscito a piazzare la sua fidanzata Gabriella Peluso facendole ottenere un posto da dirigente con un compenso di 100 mila euro annui.
Oltre un milione tra Italia e Spagna
Accusa gli altri Fiorito, ma poi deve difendersi per le sue ruberie. I conti effettuati dalla Guardia di Finanza raccontano che le cifre sottratte al partito sono ben oltre i 730 mila euro, come aveva già denunciato il suo successore Francesco Battistoni in una memoria preparata dai suoi consulenti legali Enrico e Roberto Valentini. Durante l’interrogatorio gli contestano di aver spostato 747 mila euro sui propri conti correnti italiani e ben 314 mila su quelli spagnoli per un totale di un milione e 61 mila euro. Lui ostenta sicurezza: «Era tutto regolare, se ho commesso degli errori ne risponderò, ma non ho mai preso un centesimo oltre quello che mi spettava». E così risponde alla contestazione di aver effettuato quei 109 bonifici tutti per identiche cifre nel tentativo di sfuggire ai controlli interni: «Si tratta di operazioni tracciabili, se avessi voluto rubare l’avrei fatto in un altro modo. E anche la scelta di tenere le auto acquistate per il partito è avvenuta in maniera regolare, tanto che sono io a pagarle». Una difesa che non convince. Non a caso il suo avvocato Taormina sta valutando la possibilità di fargli restituire quanto risulta aver preso oltre la cifra fissata dalla normativa.