Obama annulla comizio in florida. corsa contro il tempo per salvare 17 marinai in carolina. Vuote le vie di Manhattan, fermi i mezzi pubblici e la metro, chiusi scuole e uffici pubblici. Chiusa Wall Street.
NEW YORK – «Se non ve ne andate, mettete in pericolo non solo la vostra vita, ma anche quella di chi dovrà venire a soccorrervi» ruggisce dai microfoni del municipio il sindaco di New York Micheal Bloomberg che ha ordinato l’evacuazione della «Zona A»: i 375 mila abitanti dei rioni – dal Lower East Side a Battery Park a Manhattan, ma anche Staten Island e le zone costiere di Brooklyn e del Queens – che sono a rischio inondazione. «Sandy» è ancora lontana – si avvicinerà alla costa alle 7 di sera, mezzanotte in Italia – ma i primi venti del suo estesissimo fronte già si infilano tra i grattacieli di Manhattan in un’alba livida, battuta da una pioggia fitta, ma non ancora torrenziale. Lungo l’East River gli operai della Con Edison creano barriere di sacchi di sabbia nel tentativo di proteggere la centrale elettrica che rischia di essere invasa dall’acqua che le onde dell’uragano spingeranno dentro la baia di New York. “Sandy” colpirà un’area larga 800 miglia, più della distanza tra la Vetta d’Italia in cima alle Alpi e la punta sud della Sicilia. Emergenza in otto Stati, dal North Carolina alla Pennsylvania all’Ohio ed evacuazioni ovunque lungo la costa: 50 mila in Delaware, 30 mila sfollati ad Atlantic City, in New Jersey. Come New York, paralizzate altre metropoli, da Filadelfia a Baltimora. A Washington, dove sta rientrando il presidente Obama per monitorare la situazione, sospendendo per un giorno la campagna elettorale, ministeri e altri uffici pubblici sono chiusi. Funzionano solo le strutture di soccorso e quelle essenziali per la sicurezza nazionale.
OTTO STATI – «Sandy» colpirà un’area larga 800 miglia, più della distanza tra la Vetta d’Italia in cima alle Alpi e la punta sud della Sicilia. Emergenza in otto Stati, dal North Carolina alla Pennsylvania all’Ohio ed evacuazioni ovunque lungo la costa: 50 mila in Delaware, 30 mila sfollati ad Atlantic City, in New Jersey. Come New York, paralizzate altre metropoli, da Filadelfia a Baltimora. A Washington, dove sta rientrando il presidente Obama per monitorare la situazione, sospendendo per un giorno la campagna elettorale, ministeri e altri uffici pubblici sono chiusi. Funzionano solo le strutture di soccorso e quelle essenziali per la sicurezza nazionale.
WALL STREET – Come altrove, anche a New York treni, bus e metropolitane si sono fermati domenica sera. Aeroporti chiusi. Chiusi per rischio inondazione due dei quattro tunnel di Manhattan (Holland e Brooklyn-Battery) mentre i ponti resteranno aperti fino a quando i venti raggiungeranno le 60 miglia all’ora (sono previsti fino a 85). La città brulicante «che non dorme mai» si è sveglia in un vuoto irreale. E’ finita anche la ressa nei supermercati, ormai svuotati: nelle panetterie eleganti dell’East Side sono rimasti in vendita solo i panettoni che già tappezzano molte vetrine. Alla fine anche Wall Street ha dovuto alzare bandiera bianca, per la prima volta dall’attacco alle Torri gemelle del settembre 2001. Avevano montato i generatori diesel per garantire l’elettricità ai computer delle contrattazioni anche in caso di «black out» mentre Borsa e banche d’affari avevano chiesto ai loro dipendenti impegnati nella gestione dei mercati di restare a dormire negli alberghi del distretto finanziario. Ma alla fine tutto è stato inutile: un piano d’emergenza troppo pericoloso e complicato. Quindi mercati finanziari chiusi oggi e, con ogni probabilità, anche martedì. Non succedeva, per motivi meteorologici, da 27 anni.
TEMPESTA PERFETTA? – “Sandy” spaventa più dei suoi predecessori – sicuramente più di “Irene”, il flagello della scorsa estate – perché è un uragano anomalo: una tempesta tropicale di categoria 1 (non delle peggiori, quindi, almeno in teoria) destinata a scontrarsi con violente correnti artiche. Il Noaa, l’agenzia meteorologica federale, prevede disagi – magari anche solo una cantina allagata o un momentaneo “black out elettrico – per almeno 60 milioni di americani in un’area compresa tra gli «Outer Banks» della North Carolina, la prima fascia costiera colpita dall’uragano, e la regione dei Grandi Laghi. Gli esperti parlano di una situazione senza precedenti, e quindi dagli sviluppo imprevedibili. «Tempesta perfetta» è un’espressione abusata, ma questa volta rischia di essere davvero calzante: l’uragano tropicale è destinato, infatti, a scontrarsi con una perturbazione gelida proveniente dal Canada e tutto è ulteriormente complicato dalla luna piena: all’effetto delle onde oceaniche spinte verso la costa dai venti fortissimi (fino a 130 chilometri orari) si sommerà, quindi, quello dell’alta marea più forte del mese.
URAGANO POLITICO – La tempesta perfetta che tiene col fiato sospeso l’America è anche un uragano politico che può influenzare il voto del 6 novembre. Un primo impatto l’ha già avuto: i due candidati costretti a sospendere, almeno fino a mercoledì, la loro campagna degli Stati in bilico dell’Est americano, dalla Virginia all’Ohio. Un uragano repubblicano, azzardano molti analisti, sottolineando che i vantaggi per Mitt Romney potrebbero essere molteplici: dal voto anticipato, una procedura dalla quale sono i democratici a trarre i maggiori benefici, sospeso in tutti gli Stati colpiti dal maltempo, alla campagna elettorale bloccata nel momento in cui il candidato repubblicano, dopo aver messo a segno uno straordinario recupero iniziato col dibattito di Denver, si era stabilizzato o aveva ricominciato a perdere un po’ di terreno in alcuni sondaggi. Ora da tre giorni tutta l’attenzione dei “media” si è spostata sulla situazione meteorologica e continuerà così almeno per altri tre giorni. Barack Obama torna a vestire i panni del «commander-in-chief» e si presenta davanti alle telecamere insieme a Craig Fugate, l’uomo al quale ha affidato la ricostruzione della Fema, la protezione civile Usa, dopo il disastro del dopo-Katrina, l’uragano che colpì New Orleans nel 2005. Allora fu George Bush a finire sulla graticola. Adesso i repubblicani aspettano Obama al varco: ogni palo della luce caduto, ogni ritardo nei soccorsi può essere l’occasione della tanto attesa vendetta mediatica dei repubblicani.