La ricerca. Sono cresciuti del 21,4% in 4 anni. In calo i dipendenti stabili a tempo pieno.
Non ci sono solo i disoccupati. La crisi potrebbe colpire presto, e pesantemente, anche un altro settore a rischio: quello dei precari.
PRECARI – Sono infatti oltre 4 milioni (4.080.000) i lavoratori che, nel 2012, nel nostro Paese, si trovano nella cosiddetta «area del disagio» (quella che comprende l’insieme dei dipendenti temporanei e dei collaboratori che lavorano a tempo determinato perchè non hanno trovato un impiego a tempo indeterminato e degli occupati stabili che svolgono un lavoro a tempo parziale perchè non hanno trovato un lavoro a tempo pieno), con un incremento di 718 mila unità (pari al 21,4%) rispetto al 2008. È quanto emerge in una ricerca sulla qualità dell’occupazione, elaborata dall’Ires Cgil sui dati Istat riferiti al primo semestre di ogni anno.
QUADRO DRAMMATICO – Un quadro drammatico, quello che emerge dalla ricerca, considerando anche che, dal primo semestre 2008 al primo semestre 2012, l’occupazione è notevolmente calata in valori assoluti, passando da 23 milioni 376 mila a 22 milioni 919 mila (-456 mila, pari a -2%), nonostante il numero delle persone in età di lavoro sia aumentata di circa 500 mila unità. Questi numeri spiegano il costante e davvero preoccupante peggioramento delle condizioni di lavoro. Anche chi è occupato, infatti, rileva lo studio dell’Ires, lavora meno di quanto vorrebbe ed a condizioni diverse da quelle auspicate. I dipendenti stabili a tempo pieno calano di 544 mila unità (-4,2%) e gli autonomi full time di 305 mila (-6,1%). Se si aggiunge il calo dei part time stabili volontari (-215 mila) si supera il milione di persone. Aumentano invece i lavori involontari, quelli che sono costretti ad accettare un lavoro che in condizioni normali non avrebbero mai voluto fare. Del resto anche i dati delle comunicazioni obbligatorie parlano chiaro, nel 2012 solo il 17,2% delle nuove assunzioni è a tempo indeterminato.