COPPA ITALIA. La squadra di Conte vince ai supplementari. Troverà la Lazio.
Un gol di Mirko Vucinic al 6 minuto del primo supplementare decide il quarto di finale di Coppa Italia tra Juventus (che ora in semifinale affronterà la Lazio nella doppia sfida) e il Milan. Si ripete così il successo bianconero del 2012. Come un anno fa (ma allora era la semifinale) decide il giocatore montenegrino mandato in campo, come Pirlo, nella seconda metà del secondo tempo da Antonio Conte, per risolvere una gara che le seconde linee bianconere, o comunque una squadra mutata radicalmente rispetto al crollo di domenica con la Sampdoria (sette giocatori su undici in campo), non sono riuscite a lanciare sul binario qualificazione.
Il Milan malaticcio e incompleto di questa stagione cerca di fare al meglio quello che può, cioè essere aggressivo sui difensori bianconeri andando a bloccare le fonti del gioco bianconero e, all’occasione, ripartire in velocità. Il Milan non sta bene, ma neanche la Juve in grande forma. L’idea milanista si realizza dopo 6’ con un’azione da manuale impostata (con un lancio per Boateng) e conclusa (con un destro micidiale, dopo velo di Pazzini) da Stephan El Shaarawy che, come sempre, abbiamo visto fare anche il difensore. È Giovinco, con una punizione alla Pirlo (in panchina, sostituito dal giovane Marrone), a pareggiare.
Il folletto della cintura prova anche un secondo miracolo balistico, ma questa volta Amelia è pronto. La partita, da mediocre ma vivace, passa a mediocre e basta per il resto che si gioca. Si procede a sprazzi, si buttano via molti palloni. La Juve attacca ma non trova più linee verticali (per un po’ c’è riuscita: errore di Giovinco davanti ad Amelia), il Milan si ritrae con il miraggio di un altro contropiede come quello bello e micidiale dell’inizio. Qualche conclusione qua e là. Poi la magia di Vucinic che finalizza un contropiede di Gaccherini-De Ceglie. Da qui la Juventus, stanca, arretra. Il Milan non pare avere più slanci, ma invece, negli ultimi secondi, ha e spreca due incredibili opportunità con Niang e Traoré.
ROBERTO PERRONE