STATI UNITI. Sono 44 gli stati colpiti e il alcune località scarseggiano i farmaci Tendopoli fuori dagli ospedali per ospitare migliaia di pazienti.
Una tendopoli fuori dall’ospedale di Allentown, in Pennsylvania (EPA) |
Gli Stati Uniti fanno i conti con l’influenza. Attualmente, riferiscono i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), 44 Stati stanno segnalando focolai di influenza «diffusa», con il Distretto di Columbia e Washington, ma anche Oregon, California, Arizona, Montana, South Dakota e Missouri che comunicano focolai localizzati. L’epidemia di influenza stagionale di quest’anno negli Usa rischia così di essere la peggiore da molti anni a questa parte, e ha già ucciso almeno 18 bambini ha affermato Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases statunitense. E solo a Boston, la’area più colpita, le vittime sono già 12. «Sembrerebbe l’anno peggiore almeno dal 2003-2004 – ha spiegato Fauci – il ceppo prevalente quest’anno è l’H3N2, quello più virulento, e anche se il picco non è ancora stato raggiunto abbiamo già migliaia di malati nel paese».
I BAMBINI – A partire dalla fine di novembre scorso, 112 milioni di americani sono stati vaccinati per questa stagione influenzale, questo vuol dire che la maggior parte dei cittadini non è protetta, spiegano i Cdc. «Tutti sembrano sapere che gli anziani sono particolarmente vulnerabili, ma lo sono anche i bambini», dice William Rodriguez, pediatra della Fda. «Gravi complicanze sono più comuni nei bambini sotto i 2 anni, e tutti i piccoli bambini dai 6 mesi in su dovrebbero essere vaccinati». Rodriguez osserva che «in ciascuna delle ultime 10 stagioni influenzali, tra 43 e 153 bambini sono morti per influenza negli Stati Uniti, con una media di 20.000 ricoveri in ospedale per i piccoli sotto i 5 anni». Il ceppo più diffuso negli Usa, l’H3N2, può provocare gravi complicazioni come la polmonite.
IL PICCO – Il picco però non è stato ancora raggiunto. Gli esperti lanciano l’ allarme: «Sarà una stagione influenzale cattiva, severa», ha detto William Hanage, uno dei top epidemiologi di Harvard. I responsabili della salute pubblica Usa invitano tutta la popolazione a vaccinarsi e a stare a casa – lontani dal lavoro, da scuola, dai luoghi pubblici – ai primi sintomi. Dall’Illinois al Maine, alla Pensylvania, aumenta il numero di cliniche costrette a rifiutare pazienti o a allestire tende persino all’esterno. Il virus – spiegano al Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie di Atlanta (Cdc) – dà sintomi severi capaci di costringere i pazienti a letto sino a due settimane» .
L’EMERGENZA DI BOSTON – Il sindaco di Boston – di fronte ad un numero di casi che superato i 700, cifra 10 volte più alta di tutte le infezioni influenzali del 2012 – si è precipitato in televisione per spiegare alla popolazione: «Ho dichiarato l’emergenza. Questa è l’influenza peggiore da anni, la gente deve capire che i rischi per la salute sono seri». Ai due principali ospedali della città – il Massachussetts general hospital ed il Brigham and women – i visitatori con sintomi anche solo da raffreddamento devono portare la mascherina, e non possono entrare nei reparti maternità. Le stanze normalmente da 50 letti ora ne contengono 100, e brandine sono ammassate agli ingressi e nei corridoi. Le morti e le ospedalizzazioni sono ancora appena sotto la soglia ufficiale per la dichiarazione della pandemia, ma i medici si aspettano che ciò accada a breve.
GLI ALTRI STATI – Nell’Illinois 24 ospedali hanno dovuto rifiutare nuovi pazienti con sintomi influenzali; in Pensylvania al Leigh valley Hospital sono state erette tende all’esterno per accomodare un secondo Pronto Soccorso; nel Maine i casi di influenza sono «significativamente più alti» della norma; nel North Carolina non si registravano tante influenze da 10 anni. Ed a mettere sotto pressione il sistema sanitario americano sono in questo periodo altre due epidemie in circolazione e non collegate all’influenza: una esplosione di casi di pertosse mai vista in 60 anni e il diffondersi di una nuova razza di «norovirus», il cosiddetto «virus delle crociere» che causa diarrea e vomito intensi.