Il leader pd al Washington Post: «Noi aperti a collaborare». Di Pietro: «Pierluigi e il Professore litigano solo per le poltrone». Il premier: «Non si aumentino le tasse alle imprese».
Se nascerà un governo di centrosinistra non segnerà una discontinuità troppo netta con le «riforme» varate da Mario Monti. Lo ha spiegato al Washington Post Pier Luigi Bersani, leader del Pd e premier in pectore per il suo schieramento. All’intervistatore che gli ha chiesto quali riforme avrebbe cambiato in caso di vittoria elettorale, Bersani ha replicato: «Piuttosto ne aggiungerei delle altre, applicando o apportando dei correttivi alle sue riforme che, devo aggiungere, sono state condizionate da un Parlamento la cui maggioranza era ancora nelle mani di Berlusconi».
LA STRATEGIA – Solo ritocchi, quindi? «Sì – è stata la replica del leader democratico – per renderle più efficaci». Quanto agli scenari del dopo voto, al quotidiano americano che gli ha chiesto se avrebbe offerto a Monti il Quirinale, Bersani ha risposto ribadendo la sua linea: «Siamo aperti alla collaborazione. Non allo scambio di favori, ma a un patto per le riforme e la ricostruzione del Paese».
LE PRIORITA’ – Bersani ha ribadito quali saranno le sue proprità in tema di riforme. «Una legge contro la corruzione, una legge sulla vita e il funzionamento dei partiti politici, come ci aveva chiesto la Costituzione cui non è mai stato dato seguito», ha elencato. E ancora, «leggi sui diritti civili, come quello dei lavoratori di partecipare alla scrittura dei contratti aziendali. Le unioni civili per le coppie gay. Diritti di cittadinanza per gli immigrati», ha proseguito, perchè «legalità, moralità e diritti civili sono la nostra missione». E tra le riforme ci sarà anche quella del mercato del lavoro. «La richiesta viene tanto dal sindacato quanto dal nostro partito, come abbiamo largamente chiarito nel dibattito parlamentare».
TASSE E IMPRESA – «Non ci si può permettere di lasciarsi andare, come è successo in passato, verso politiche economiche che forzano a volte l’aumento di tasse nocive per l’industria», è la sortita quotidiana del presidente del consiglio dimissionario Mario Monti, all’inaugurazione della nuova stazione di Porta Susa. E sul suo profilo Twitter Monti parla ancora di fattore D: «Senza le donne il Paese non cresce. Per Scelta civica candidate come: Ilaria Capua, Irene Tinagli, Valentina Vezzali, Ilaria Borletti e tante altre», ha twittato.
DI PIETRO ALL’ATTACCO – Un eventuale Patto per le riforme tra Bersani e Monti incontra molti critici, tra cui l’ex alleato del Pd, Antonio Di Pietro: «Tutti i giorni sui giornali c’è qualche titolo sui litigi fra Bersani e Monti e io corro a leggere perchè, se fosse vero, sarei contentissimo. Che c’azzecca, infatti, il centrosinistra con le politiche di Monti, con gli esodati, con gli operai lasciati senza diritti, con il rigore cieco che crea centinaia di migliaia di disoccupati, con i lavoratori che, dopo anni e anni di lavori usuranti, sono costretti a continuare, invece di andare in pensione, con le leggi che favoriscono il precariato, con tasse odiose e ingiuste come l’Imu sulla prima casa?», scrive sul suo blog il leader dell’Idv.