Grillo all’attacco: «Buco da 14 mld». profumo (presidente mps): «Qui non c’è nessun buco». Il premier: «No alla commistione politica-banche». E rincara: «Indagare gli aspetti penali della vicenda».
E’ il grande giorno dell’assemblea dei soci di Monte dei Paschi di Siena, a cui partecipa anche Beppe Grillo (piccolo azionista della banca), accolto stamattina da una selva di giornalisti all’ingresso di Rocca Salimbeni. In un clima infuocato con i risparmiatori sull’attenti e gli azionisti preoccupati il leader del Movimento a 5 Stelle ha improvvisato un comizio nella città senese e ha lanciato l’allarme di «un buco nei conti di 14 miliardi di euro», chiedendo l’apertura di un’inchiesta. Dichiarazione che ha fatto intervenire il presidente Profumo che gli ha replicato a brutto muso: «Mi dica da dove viene questa indicazione? Qui non c’è nessun buco».
«MUSSARI NON SA NULLA DI BANCHE» – Grillo ha poi sparato ad alzo zero contro l’ex presidente Abi, Giuseppe Mussari, al timone della banca prima della gestione Profumo-Viola: «Giuseppe Mussari l’ho incontrato una volta e non sa nulla di banche». Un affondo seguito da applausi. «Per dare dividendi – ha accusato – hanno disintegrato uno delle più belle e antiche banche del mondo. Si sono venduti i gioielli e hanno spolpato un’azienda che prima del 1995 aveva un valore». «L’azienda – ha rincarato il comico – dovrà licenziare migliaia di persone a breve. Deve riscattarsi, ma non lo può fare con questi manager».
CAMPAGNA ELETTORALE – Al netto del confronto dialettico tra tutti i protagonisti in causa lo scandalo derivati che coinvolge la terza banca del Paese per capitalizzazione non poteva non entrare in campagna elettorale, scuotendo la politica dalle sue fondamenta, dopo i ripetuti attacchi del centro-destra all’establishment del Partito Democratico, da sempre ispiratore delle nomine del consiglio di amministrazione di diretta emanazione della fondazione Monte dei Paschi, ancora azionista di maggioranza di Rocca Salimbeni al 51%.
«IL PD E’ RESPONSABILE» – Così le polemiche hanno investito anche il premier Mario Monti e il Pd. Il Professore dai microfoni di Radio Anch’io non ha potuto esimersi dalle critiche: «Il Pd c’entra in questa vicenda» – ha affermato – «perché ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica» di Siena. «Io – ha però aggiunto – non sono qui per attaccare Bersani, ma il fenomeno storico della commistione fra banca e politica che va ulteriormente sradicato» perché è una «brutta bestia».
LA COMMISTIONE – Sul caso Monte Paschi «si tratta di fare la massima chiarezza» anche dal punto di vista «penale», ha proseguito Monti. «Ho piena e totale fiducia nella Banca d’Italia». Chiarendo la vicenda, ha poi spiegato che «il governo non ha fatto alcun regalo al Monte dei Paschi di Siena: si tratta di un prestito di 2 miliardi mentre i restanti 1,9 miliardi sono rimborsi dei precedenti Tremonti bond». Ed ecco che in qualità di controllore non si è fatta attendere la sortita del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, il quale ha evidenziato come Bankitalia stia collaborando «attivamente» con la magistratura sui tre contratti strutturati che hanno causato la perdita di almeno 720 milioni per il Monte dei Paschi di Siena e non intende assumere iniziative nell’immediato.
IL PRESTITO OBBLIGAZIONARIO – Il riferimento è ai (presunti) 3,9 miliardi di Monti bond, prestito obbligazionario da parte dello Stato a Rocca Salimbeni per aiutare a superare la crisi. «Questi episodi – ha osservato – vanno trattati con la massima chiarezza e trasparenza: ciò che è stato previsto per Mps non è una cifra a fondo perduto ma un prestito e non un euro è stato ancora sborsato di questo prestito. Non si tratta di quattro di 3,9 miliardi, ma di due miliardi mentre 1,9 sono rimborsi dei precedenti Tremonti bond».
LE REGOLE EUROPEE – «Il prestito – ha rincarato Monti – è stato previsto non di iniziativa italiana, ma dall’autorità bancaria europea che ha modificato i criteri per l’adeguatezza di tutte le banche in Europa e ha richiesto una maggiore capitalizzazione di Monte dei Paschi. L’Ue ha delle regole che disciplinano gli aiuti di Stato e i prestiti fatti dalle banche a tassi inferiori sarebbero aiuti di Stato e incorrerebbero nella disciplina Ue: questo rende più oneroso il prestito e tranquillizza il contribuente perché non si tratta di regali o assegnazioni a fondo perduto ma di prestiti a tassi onerosi in fondo convenienti per lo Stato».
«SENESI TROPPO GELOSI DEL MONTE» – Nel caso Mps «non hanno funzionato i meccanismi, fondati sull’autonomia, che legano la fondazione e la banca» ma «il problema vero è stato l’intestardimento dei senesi, della Fondazione, nel voler mantenere il controllo assoluto sulla banca sempre e comunque». È questa l’analisi di Angelo De Mattia, storico responsabile credito del Pci, per molti anni braccio destro di Antonio Fazio, che in un’intervista alla Stampa invita a evitare «assolutamente» le polemiche politiche di questi giorni perchè finiscono per danneggiare l’istituto ora fragilissimo.
LA STAMPA INTERNAZIONALE – Anche la stampa estera si sofferma sul ciclone Monte dei Paschi di Siena. Il Financial Times scrive che il premier Monti è sotto pressione e come sia chiamato a dare chiarimenti sulla crisi finanziaria della banca.
IL RALLY IN BORSA – Intanto sprint in Borsa per il titolo Mps dopo tre giornate di crolli per lo scandalo dei derivati. Il titolo, che giovedì ha perso l’8% e in tre sedute ha perso il 20% ella capitalizzazione – scendendo sotto 3 miliardi – tenta un rimbalzo a Piazza Affari, nel giorno dell’attesa assemblea degli azionisti.