LE DIMISSIONI DEL PAPA. Benedetto XVI ai seminaristi, venerdì scorso: «Andando a Roma andò anche al martirio»
CITTA’ DEL VATICANO – Codice di diritto canonico, canone 332, paragrafo 2: «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti».
Lo stesso Benedetto XVI, nel libro intervista «Luce del mondo», nel 2010, aveva prospettato l’ipotesi di dimissioni: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi». E aveva aggiunto: «A volte sono preoccupato e mi chiedo se riuscirò a reggere il tutto anche solo dal punto di vista fisico».
Allora, nel pieno della bufera sugli scandali pedofilia nel clero, che lo stesso Benedetto XVI ha voluto affrontare e combattere come nessuno prima di lui, non era il momento: «Proprio in un tempo come questo si deve tenere duro e sopportare. Ci si può dimettere in un momento di serenità, o quando semplicemente non ce la si fa più». Ecco, Joseph Ratzinger non ce la faceva più. Nella storia della Chiesa si contano pochissimi precedenti, nessuno in epoca moderna: Clemente I, papa Ponziano, Benedetto IX, Celestino V e Gregorio XII, l’ultimo, nel 1415.
E tornano alla mente le parole che il pontefice ha pronunciato a braccio nella sua ultima lectio, ai seminaristi di Roma, venerdì sera. Sul primato di Pietro e il martirio: «San Pietro sapeva che la sua fine sarebbe stato il martirio, sarebbe stata la croce. E così, sarà nella completa sequela di Cristo. Andando a Roma certamente è andato anche al martirio: in Babilonia lo aspettava il martirio». Benedetto XVI, in questi anni, lo ha vissuto sulla propria pelle. «Il primato ha questo contenuto della universalità, ma anche un contenuto martirologico. Dall’inizio, Roma è anche luogo del martirio». E ora la chiesa avrà un «Papa emerito», che continuerà «soffrendo e pregando». Perché «nel mondo di oggi» la barca della Chiesa ha bisogno di un timoniere nel pieno del vigore «sia nel corpo sia nell’animo».
GIAN GUIDO VECCHI