Tensione dopo la decisione dell’italia di non far tornare i fucilieri a New Delhi. Il premier Singh: «Una decisione inaccettabile». Convocato l’ambasciatore italiano a New Delhi.
È braccio di ferro tra Italia e India dopo l’annuncio che i marò italiani non torneranno a New Delhi. Il governo indiano ancora non ha risposto ufficialmente alla nota verbale della Farnesina. Secondo l’emittente indiana Ndtv il governo indiano aspetterà fino al 22 marzo, data della scadenza del permesso concesso ai marò, prima di intraprendere azioni contro l’Italia. Intanto il premier indiano, Manmohan Singh, ha definito la decisione italiana «inaccettabile» e il ministero degli Esteri ha convocato l’ambasciatore italiano, Daniele Mancini, il diplomatico che si era impegnato, a nome del governo di Roma, al ritorno in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dopo la licenza in Italia per poter votare.
LA POSIZIONE DELL’UE – Anche l’Unione europea è intervenuta nella questione: il portavoce dell’alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha auspicato che «si trovi una soluzione nel pieno rispetto della convenzione Onu sul diritto del mare e delle leggi internazionali e nazionali».
«FAREMO DI TUTTO PER PROCESSARLI QUI »– Il premier indiano Singh ha intanto incontrato alcuni parlamentari del Kerala (lo stato indiano al largo delle cui coste il 23 febbraio sono stati uccisi i due pescatori della cui morte vengono incolpati Latorre e Girone) cui ha riferito senza mezzi termini che il Paese «attiverà tutti i canali diplomatici» per far tornare in India i due militari italiani. Anche il premier del Kerala, Oommen Chandy, ha preannunciato di voler esplorare tutte le strade legali per garantire giustizia ai parenti delle due vittime.
LA PROTESTA DEI PESCATORI – Intanto a Trivandrum, sempre nel Kerala, i pescatori si mettono in sciopero e minacciano di bruciare le immagini dei militari italiani, l’opposizione sollecita una reazione decisa. Particolarmente duro il Bjp, il partito nazionalista indù, che nelle scorse settimane era stato molto polemico anche sullo scandalo di Finmeccanica e protagonista di una campagna contro Sonia Gandhi proprio perchè italiana. «Hanno bluffato, è un tradimento», ha detto il deputato portavoce, Rajiv Pratap Rudy che ha preannunciato che solleverà la questione in Parlamento perchè teme che il governo di New Delhi abbia in qualche modo «colluso» con quello italiano. Anche l’opposizione di sinistra pensa che qualcuno nel governo possa aver agito in tandem con Roma: «È un enorme complotto», ha detto un deputato dal Kerala.
LE ACCUSE – Latorre e Girone erano rientrati in Italia il 23 febbraio scorso per poter votare alle elezioni. Come era accaduto al termine della prima «licenza» che l’India aveva concesso ai fucilieri (due settimane a Natale), i marò sarebbero dovuti tornare in India in questi giorni. Ma il ministero degli Esteri lunedì ha annunciato che i due fucilieri non sarebbero tornati in India. «L’Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull’India in virtù del diritto consuetudinario e pattizio – spiega la Farnesina in una nota – in particolare il principio dell’immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) del 1982». I due fucilieri italiani sono sotto accusa per la morte di due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, uccisi sulla loro barca al largo delle coste del Kerala. Secondo la ricostruzione a sparare ai due uomini sono stati Latorre e Girone che erano in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Inoltre, il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India.