Al quotidiano tedesco Handelsblatt. Secondo il leader del M5S i governi dei Paesi del Nord Europa «ci lasceranno andare come una patata bollente». L’«HUFFINGTON POST». Come segretario il commercialista. E non c’è «vincolo di mandato per gli eletti». Non c’è Casaleggio.
FRANCOFORTE– Incertezza nei mercati a Francoforte per un’intervista di Beppe Grillo al quotidiano economico Handelsblatt, nella quale sostiene che «l’Italia è già di fatto fuori dall’euro», e che è «già a terra”, e “gli Stati del Nord Europa ci tengono (dentro l’euro) soltanto fino a quando avranno recuperato gli investimenti delle loro banche in titoli di Stato italiano. Allora”, ha sentenziato Grillo, “ci faranno cadere come una patata bollente”.
IL REFERENDUM – Nel giro di un’ora, gli online tedeschi e le maggiori emittenti televisive hanno riportato le parole del politico italiano, il quale fra l’altro, si legge nel sito del quotidiano, ha ventilato un referendum sull’euro. Perché non può decidere da solo un’uscita dalla moneta unica, bensì attraverso «un referendum online», come si dovrebbe votare anche per il Trattato di Lisbona o per le leggi approvate dal Parlamento, «tutti temi»» per i quali si ignorerebbe la Costituzione italiana. Ma questo è «rivoluzionario», secondo la corrispondente dello Handelsblatt a Milano (Katharina Kort), alla quale Grillo ha risposto che «siamo la Rivoluzione francese – senza ghigliottina». E ha proseguito dicendo che «i vecchi partiti sono alla fine, e dovrebbero ridare quello che hanno rubato e poi andarsene». E ha fatto l’esempio di Berlusconi, giudicato «alla fine. E di Bersani fra 15 giorni non parlerà più nessuno. Siamo all’inizio di una nuova era». Ma non risparmia nemmeno i tedeschi, chiedendosi «perché si è arricchita soltanto la Germania», anche se «rimane per noi un modello. In quanto il suo prodotto interno lordo negli ultimi decenni è aumentato dodici volte». Ma «i tedeschi nel complesso non lavorano più ore di quanto facessero prima, con una popolazione raddoppiata» rispetto a prima. E questo, ha proseguito con ammirazione Grillo, «è dovuto alla produttività. Che è importante. Anche noi dobbiamo aumentarla. Perché (il futuro) si costruisce soltanto con lo sviluppo», ha concluso l’unica intervista mai concessa a un giornale tedesco, dando comunque ancora chance all’Italia, attraverso «un nuovo inizio», reputato «ancora possibile». Non esiste soltanto un non statuto, ma esiste, come per tutti gli altri partiti, anche uno statuto vero e proprio. Secondo il quale Beppe Grillo è il presidente del M5s.
AVVOCATI E COMMERCIALISTI – Suo nipote (e suo avvocato) Enrico, invece, è socio fondatore e vice presidente di M5S. Enrico Grillo, figlio del fratello maggiore di Beppe Andrea, non ha mai avuto nessun ruolo politico nel Movimento. Ma ha difeso lo zio nel processo che lo ha visto imputato, insieme allo storico leader No Tav Alberto Perino e ad altre venti persone per violazione dei sigilli del cantiere in Val di Susa. Lo ha aiutato a mettere a punto alcuni dei quesiti referendari per cui il movimento ha raccolto le firme. Il commercialista Enrico Maria Nadasi, è invece il segretario del Movimento. A trovare lo statuto è stato l’Huffington Post che sul suo sito ha pubblicato l’atto costitutivo del M5s davanti al notaio firmato a Cogoleto, vicino Genova, dove davanti al notaio Filippo D’Amore, il 18 dicembre scorso.
UN’ASSEMBLEA ALL’ANNO – Lì Beppe Grillo, suo nipote Enrico e Nadasi, hanno formalmente costituito l’associazione «Movimento Cinque Stelle». Dunque a Beppe Grillo «spettano la titolarità, gestione e tutela del contrassegno; titolarità e gestione della pagina del blog». Inoltre, il Movimento, come tutte le associazioni, ha un’Assemblea, che va convocata almeno una volta l’anno entro il mese di aprile. Non compare invece nello statuto il nome di Gianroberto Casaleggio. Obiettivo da raggiungere anche «mediante la presentazione alle elezioni di candidati e liste di candidati indicati secondo le procedure di diretta partecipazione attuate attraverso la rete internet». Nello statuto si legge anche che «gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato». Una contraddizione con recenti dichiarazioni di Grillo, che sul suo blog si è scagliato contro l’articolo 67 della Costituzione, che prevede proprio il divieto del vincolo di mandato.