La suprema corte. Il verdetto della Cassazione sul delitto di Garlasco: il processo d’appello è da rifare. La famiglia Poggi: «Siamo contenti».
Annullata la sentenza di assoluzione di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco (Pavia): lo ha deciso la Prima Sezione penale della Cassazione, disponendo un nuovo processo d’appello. Alla lettura della sentenza, alle 10 di giovedì mattina, l’imputato ha scelto di non essere presente in aula. Stasi era stato assolto in primo e secondo grado, ma quest’ultima sentenza era stata impugnata in Cassazione. Mercoledì il procuratore generale Roberto Aniello aveva chiesto l’annullamento della sentenza di secondo grado ed un nuovo processo a Stasi: la Suprema Corte ha sposato in pieno la sua tesi. La difesa invece aveva insistito per la definitiva assoluzione dell’imputato. A questo punto sarà celebrato un appello-bis davanti ad un’altra sezione della Corte d’assise d’appello di Milano.
LA REAZIONE – «È dispiaciuto, non capisce il perché di questo verdetto». Così l’avvocato Fabio Giarda, racconta la prima reazione di Alberto Stasi dopo la sentenza della Cassazione. Stasi non era presente in aula, era partito da Roma mercoledì sera, al termine dell’udienza, per tornare a casa a Milano. Ha saputo del verdetto dai suoi legali per telefono. «Non ce lo aspettavamo – ha aggiunto Fabio Giarda – le due sentenze erano granitiche e cristalline. Bisognerà vedere se la Cassazione ha accolto i motivi di ricorso o se ha solo accettato le richieste di rinnovazione». Potrebbero essere due, infatti, gli elementi da riesaminare: il capello ritrovato nella mano di Chiara e la bicicletta. Ma anche se questi, ha spiegato l’avvocato, «avevamo concordato insieme quali accertamenti fare».
LA MAMMA DI CHIARA– «Sono contenta, perché i giudici hanno capito che Chiara ha bisogno di verità. Finalmente qualcuno ci ha creduto, noi non abbiamo mai smesso di farlo, di chiedere verità per Chiara», è stato il commento di Rita Poggi, la mamma della 24enne uccisa. Mamma Rita e papà Giuseppe hanno atteso nella villetta di via Pascoli, luogo dell’omicidio, la decisione della Suprema Corte. «Abbiamo preferito stare a casa perché questa è ancora la casa di Chiara e qui la sentiamo vicina». E oggi, «come tutti i giorni», i genitori andranno a portare un fiore sulla tomba della figlia. «Siamo contenti perché le nostre richieste hanno trovato una conferma autorevole dalla Cassazione», ha sottolineato l’avvocato Francesco Compagna, uno dei difensori di parte civile nominati dalla famiglia Poggi. «La sentenza di oggi conferma la fondatezza dell’esigenza di fare nuovi accertamenti, vedremo se saranno verificati elementi sufficienti a carico di Stasi della sua colpevolezza. Vedremo cosa accadrà nel nuovo processo».
IL CUGINO – «Ho sentito i familiari di Chiara, sono soddisfatti ma anche molto emozionati: oggi è stato fatto un passo avanti verso la verità», ha detto Paolo Reale, cugino di Chiara Poggi. «Nessuno parla di vittoria – ha aggiunto – è un percorso che va avanti, accetteremo la nuova sentenza che verrà, qualunque cosa sia». «Oggi – ha aggiunto Reale – il mio pensiero è andato a Chiara». Reale, perito informatico, ha analizzato il pc di Alberto Stasi, unico imputato dell’omicidio assolto in primo e secondo grado, e la chiavetta Usb di Chiara. «In quella chiavetta, circa un mese prima dell’omicidio, Chiara aveva salvato degli articoli di giornale che riguardavano casi di pedopornografia», ha ribadito Reale a chi gli chiedeva del movente del delitto e di un possibile collegamento con i file pedopornografici trovati nel pc di Stasi e per i quali è stato condannato. «Non si può dire se ci sia un collegamento – ha aggiunto -, ci sono nella vicenda tanti puntini ma non un tratto che li unisce, e per questo servono ulteriori verifiche. Credo comunque che il movente possa essere nato nella dinamica di coppia».