Quirinale. I partiti da Napolitano. Il presidente della Camera Grasso non rilascia dichiarazioni. Incerta la posizione del Pd. Il leader del M5S parla ancora con la stampa estera. Poi su Twitter: «Siamo il primo partito».
Piero Grasso si allontana senza alcuna dichiarazione. E così anche Laura Boldrini. Aperte le consultazioni al Colle. Il giorno le bacchettate di Napolitano alla classe politica italiana comincia la strade per il nuovo governo. Il Capo dello Stato non vuole far trascorrere altro tempo senza arrivare ad una conclusione. Consultazioni lampo che serviranno sostanzialmente ad avallare la nascita di un governo.
L’AGENDA – Il primo faccia a faccia è stato, come da prassi, con i presidenti di Senato e Camera. Piero Grasso dopo l’incontro con il Capo dello Stato non si è fermato a parlare con i giornalisti. Dopo Laura Boldrini, saliranno al Quirinale i rappresentanti delle diverse forze politiche, partendo dai gruppi misti e dalle autonomie. Consultazioni senza leader, ma soli capogruppi. Poi toccherà alle forze politiche tradizionali a partire dal primo pomeriggio. Solo verso sera, dalle 18, saranno ricevuti al colle i rappresentanti del Pdl e del Pd. Quest’ultimo dovrà decidere in direzione chi inviare al confronto con il presidente, essendo l’intera segreteria dimissionaria. E se Renzi prende le distanze: «Mai segretario di questo Pd», Orfini lo candida a premier. Insomma i democratici, nel pomeriggio dovranno decidere che linea appoggiare: se un governo del presidente oppure un esecutivo guidato dai «big». Un’opzione che sembra piacere al Pdl che vorrebbe nomi di peso del partito. E non disdegna nemmeno il sindaco di Firenze. Per Sandro Bondi un incarico a Renzi «sarebbe un vero segno di cambiamento». Ancora incerta la posizione di M5S, secondo l’agenda l’incontro con il capo dello Stato sarebbe alle 17.30, ma Vito Crimi e Roberta Lombardi potrebbero decidere di non andare.
I TEMPI – In ogni caso, l’intenzione di Napolitano è di accelerare i tempi, considerando che incontri analoghi si sono già svolti pochi giorni fa e che la linea guida su cui dovrebbe nascere il nuovo esecutivo è quella tracciata dal lavoro dei dieci «saggi» che hanno stilato un programma di possibili riforme istituzionali e di interventi rapidi sul fronte dell’economia. Intanto Giuliano Amato, in pole come prossimo presidente del Consiglio, fa sapere di non aver ricevuto nessuna telefonata da Napolitano. E su un possibile prelievo forzoso sui conti correnti, come avvenne nel ’92, scherza con un giornalista: «Lei quanti soldi ha in banca?».

«Italien ist im Herbst bankrott», «L’Italia in autunno va in bancarotta». Beppe Grillo parla col tabloid tedesco Bild, che così titola l’intervista. «Berlusconi è finito. Le Pmi vanno in bancarotta. Fra settembre e ottobre allo Stato finiranno i soldi, e sarà difficile pagare pensioni e stipendi», è la teoria del leader del M5S.
«SIAMO PRIMO PARTITO»- «Noi non sabotiamo nulla. I partiti sabotano se stessi», risponde il leader del M5S al tabloid di Axel Springer. «Non si può nutrire più alcuna speranza in loro . Da loro non arriva più nulla». È arrivato il momento, aggiunge, in cui si assiste «alla nascita di nuovi movimenti come il mio, che vengono dal basso». Poi Grillo torna all’attacco dei partiti: «In Italia siedono in Parlamento ancora 30 parlamentari condannati, con sentenze passate in giudicato, per reati gravi. A me piacerebbe avere anche persone oneste, competenti, professionali, nelle posizioni giuste. In questo senso sarei contento di un’invasione tedesca in Italia». Dalla Germania si passa all’Italia All’indomani della sconfitta in Friuli, Grillo sceglie di non fare autocritica e scrive su Twitter: «Il M5S è il primo assoluto», citando un sondaggio nazionale di Emg diffuso dal Tg de La7 che dà il M5S al 29,1% in crescita del 5,2%.
IL DATO SUL FRIULI – Sul blog, a proposito del risultato in Friuli, si legge a firma di Cecilia C.: «Confrontare i dati elettorali delle regionali e delle politiche, e partire da qui per tentare di dimostrare un calo di consensi in atto verso il Movimento, equivale a produrre un evidente falso». Lo afferma il blog di Beppe Grillo affidando al post di «Cecilia C.» il compito di chiarire che «alle elezioni regionali di febbraio i 5 Stelle presero in Lombardia il 13%, in Molise il 16% e in Lazio 20%. In quella stessa data, però, e in quelle stesse regioni, il Movimento prese in Lombardia il 19%, in Molise e nel Lazio il 27%»